Reportage di Alessandro Pachera
Oggi mi trovo a Possagno – TV, una piccola comunità di circa 2200 abitanti e terra natia dell’illustre scultore Antonio Canova ( 1o novembre 1757 – Venezia, 13 ottobre 1822 ).
Dal punto di vista geografico Possagno si trova circondato dai monti a nord e a sud, mentre nelle altre due direzioni si apre verso i paesi di Cavaso del Tomba e Paderno del Grappa (località Fietta). Si tratta di un piccolo agglomerato di case immerse nel verde in cui spicca il Tempio ( in onore del Canova ), posto in alto rispetto al resto del paese e l’imponente complesso degli istituti Cavanis.
Nonostante il comune si estenda fino alla cima dei monti a nord e a sud, tutto il paese è disegnato attorno alle due strade che lo attraversano da est ad ovest, lasciando il fianco del Monte Palon (a nord) ricoperto dalla vegetazione, mentre quello del Pareton (a sud) mostra le conseguenze dell’attività estrattiva della creta dalle sue pendici.
Nella prima guerra mondiale la linea italiana era nei pressi di Possagno. A sud del monte Palon il 5 novembre 1925 i possagnesi hanno posto una grande croce per ricordare quanti hanno perso la vita durante la guerra: una presenza che da allora sovrasta il paese. Fino ad oggi è possibile rinvenire residui bellici nelle montagne vicine (spesso con l’ausilio di metal detector) e le trincee sono da poco state rese visitabili ai turisti grazie al grande lavoro svolto dagli Alpini locali.
Da non dimenticare che durante la seconda guerra mondiale Possagno ospitò alcune decine di famiglie di profughi ebrei in domicilio coatto dalla vicina Croazia, i quali fraternizzarono con la popolazione locale. Dopo l’8 settembre 1943 e l’occupazione tedesca, l’intero paese si mobilitò a nasconderli ed a evitare la deportazione, pur essendo la zona soggetta a rastrellamenti alla ricerca di partigiani.
Questo luogo è ricco di storia bellica ma non esente dallo spirito umanitario di cui ancora oggi si può sentirne il profumo.
E proprio da questo luogo inizia l’avventura verso la conquista di Cima “ Mandria “ e del “ M. Palon “ percorrendo i sentieri e le mulattiere che durante la grande guerra collegavano la linea difensiva alle retrovie.
L’itinerario parte sulla sinistra (ovest) del Tempio di Canova a Possagno 335 mt. , si attraversa il ponte sul torrente Gheda e si percorre un tratto delle strada che porta alla chiesetta di S. Rocco fino a trovare, sulla destra, l’avvio del sentiero Cai n.189. Ci si alza nel bosco sotto la dorsale del Pian de Rain, e si prosegue in direzione nord. Risalita la Valle dei Campini bisogna immettersi sulla strada proveniente da Vardanega (875 mt.), si segue per un tratto la carreggiabile per riprendere il sentiero sulla sinistra che si alza con vari tornanti uscendo sulla provinciale vicino alla Bocca di Forca 1402 mt. Qui ci si raccorda con l’itinerario ( segnavia Cai n.212 ) che si segue verso sinistra e in breve si raggiunge Cima della Mandria con la sua chiesetta 1482 mt. Si segue per Bocca di Forca attraverso il sentiero della dorsale verso est raggiungendo il Monte Palon 1305 mt. e Castel Cesil 1142 mt. Da qui si lascia il sentiero n.212 che continua verso est, per scendere sull’itinerario ( segnavia Cai n.195 ) nel bosco, prima su sentiero, poi su mulattiera lastricata e infine su strada asfaltata al piazzale del Tempio di Canova a Possagno.
Sul Monte Palon, il Gruppo Alpini di Possagno ha voluto costruire il sentiero della memoria per ricordare e onorare quanti su queste cime del massiccio del Grappa hanno combattuto, hanno sofferto e sono caduti nei tragici eventi della Prima Guerra Mondiale e per riaffermare, soprattutto per le giovani generazioni, il valore primario della pace e della fratellanza tra i popoli. il lavoro di recupero ha interessato il tratto che dal rifugio porta alla cima del Monte Palon da quota 1205m s.l.m. a quota 1306m s.l.m. con la riapertura di 1000m di trincee, 300m di gallerie e la sistemazione di alcuni baraccamenti e appostamenti.
STORIA
Ti affacci dalla feritoia, dietro i sassi e i sacchi di sabbia, e tra i fili d’erba intravedi il crinale che scende verso Alano, e la bianca ferita del Piave. Una vista magnifica, oggi. Una vista terribile un secolo fa. Laggiù nella «stretta di Quero» i tedeschi ammassavano truppe per tentare l’assalto al Grappa, il cuore della linea difensiva italiana.
Il Monte Palon con i suoi 1306 metri s.l.m. sovrasta il Monte Tomba, il Monfenera e domina la linea del Piave fino al Montello. In particolare la stretta di Quero, che fu zona strenuamente contesa durante la Battaglia d’Arresto nella Prima Guerra Mondiale, diede modo al Monte Palon di far valere la sua posizione strategica: venne trasformato in una vera fortezza, con postazioni d’artiglieria in caverna, postazioni di mitragliatrici fortificate, postazioni di bombarde e di fotoelettriche, importantissimi osservatori e molto altro.
Da lassù, raggiungere Cima Grappa con il suo Sacrario è semplice. Le strade sono sempre quelle di allora. E se Grappa, Palon e Tomba poterono resistere, fu perché il tanto vituperato Cadorna, dopo l’offensiva austro-tedesca del maggio 1916 (la Strafexpedition, la «Spedizione punitiva» contro i ‘traditori’ italiani), ebbe la lungimiranza di voler fortificare Grappa, Palon e Tomba, realizzando strade (quella principale di 26 chilometri che porta a Cima Grappa porta il suo nome), teleferiche e mulattiere, che nel 1917 furono decisive; bucherellando la cima (i 5 chilometri della Galleria Vittorio Emanuele III sono in gran parte visitabili) e realizzando le trincee. L’alpino di ferro martoriato che dal Palon indica Cima Grappa ricorda tutto questo.
Rommel (meglio noto come la volpe del deserto nella Seconda Guerra Mondiale), era impegnato allora proprio in questo settore come tenente di un reparto della Wültenberg e tentò ripetutamente e inutilmente di prendere questa importante linea fortificata (come si può apprendere dalle dettagliate relazioni nei suoi diari corredati da schizzi della zona).
Egli stesso citava il Monte Palon come osso duro da espugnare conferendogli l’attributo di “spina dorsale” della linea di difesa italiana in quel tratto di fronte: infatti la posizione starategica del Monte Palon permetteva di tener sotto costante osservazione le posizioni nemiche integrando l’azione delle artiglierie di cima Grappa su zone, non viste e non battibili da questa, del tratto Tomba – Monfenera e dell’intera valle dell’Ornic, oltre che alla stretta del Piave.
Per questo motivo intere divisioni Austro-Tedesche nella Battaglia d’Arresto nel novembre-dicembre del 1917, seguendo varie direttrici, cercarono di prenderlo invano.
Qui il video per vedere l’intero percorso ed ammirare il Massiccio del Grappa – Cima Mandria – Monte Palon.
Buona visione!!