Adriano Vanin ci ha lasciati lo scorso 5 maggio. Nato a Trieste nel 1947, Adriano è stato uno speleologo e ricercatore instancabile, che ha dedicato la sua vita all’esplorazione di grotte e all’innovazione tecnologica.

Laureato in Fisica a Milano, Adriano ha iniziato a praticare speleologia nel 1968, esplorando e rilevando alcune delle grotte più importanti dell’epoca in Lombardia, tra cui la famosa Guglielmo.

È stato uno dei primi speleologi ad applicare nuove tecniche di rilievo per ottenere rappresentazioni tridimensionali delle cavità, collaborando a lungo con Alfredo Bini.

Grande innovatore, ha progettato nuovi strumenti per il rilevamento in grotta e per il recupero di feriti in zone impervie.

Per dieci anni Adriano ha fatto parte del Soccorso Speleologico, diventandone responsabile delle operazioni in Lombardia.

In quel periodo ha contribuito allo sviluppo di tecniche di soccorso che hanno permesso di salvare vite umane, come il Tractel, utilizzato fino a pochi anni fa.

È stato cofondatore e per lunghi anni redattore delle rivista ‘Speleologia’ della Società Speleologica Italiana.

Oltre alla speleologia, Adriano nutriva una grande passione per le Dolomiti e in particolare per la popolazione dei Fanes, su cui ha scritto anche un saggio.

Le sue competenze in fisica e progettazione elettronica gli hanno anche permesso di lavorare allo sviluppo di sistemi per l’atterraggio strumentale degli aerei in condizioni di scarsa visibilità.

La speleologia italiana perde un grande protagonista, che ha sempre creduto nella condivisione delle informazioni e nel progresso della disciplina.

Questa è la biblioteca virtuale di Adriano Vanin, realizzata da Graziano Ferrari: http://www.gwferrari.it/RivisteSpeleo/BiblioVanin/BiblioVanin.html

In allegato un ricordo di Maurizio Miragoli e dei suoi cari