Aveva 68 anni ed è stato una figura di riferimento per la speleologia Trentino Alto Adige. Sarà ricordato sabato e domenica al Muse nel 17° Convegno regionale di speleologia
TRENTO. E’ scomparso l’altro ieri Paolo Zambotto, vecchio speleologo e bibliotecario del Museo delle Scienze di Trento, sarà ricordato il prossimo fine settimana, al Muse, al 17° Convegno regionale del Trentino-Alto Adige.
Aveva 68 anni ed era una figura di riferimento delle attività di scoperta, di esplorazione e di studio delle cavità della regione, uno dei protagonisti principali della grande stagione esplorativa trentina di alcune decine di anni fa.
«Lo ricorderemo all’inizio del convegno – dice Enzo Marcon, presidente della Commissione speleologica SAT centrale.
«Paolo è stato un po’ il faro della speleologia trentina degli anni Settanta e Ottanta e, successivamente, lo è stato anche dal punto di vista dell’attività bibliografica».
Con il Gruppo speleo della SAT di Arco, nel 1978 Zambotto aveva scoperto la Grotta di Collalto in Val d’Ambiez; aveva poi preso parte a molte esplorazioni della cavità, collaborando anche con gli altri gruppi trentini.
Con la sua attività di divulgazione e di catalogazione ha realizzato e aggiornato la bibliografia speleologica del trentino Alto Adige per molti anni.
Come bibliotecario è stato protagonista della crescita della biblioteca del Muse, oggi una delle più grandi biblioteche scientifiche dell’arco alpino.
Zambotto aveva coltivato la speleologia fin da giovane. Ha sempre avuto grande attenzione per la documentazione e ha curato per molti anni il Catasto speleologico Vt (Venezia tridentina), che raccoglie i dati di oltre duemila cavità della provincia provincia: ha avuto il merito di farlo rivivere, aggiornandolo.
Grande conoscitore delle grotte trentine, ha unito la professione alla passione raccogliendo articoli, libri e fonti documentarie sulle grotte.
Come autore ha firmato oltre 200 testi su libri e riviste, prevalentemente di argomento speleologico, ma anche studi naturalistici, di geografia, biografie di ricercatori. Ha partecipato a moltissime spedizioni e ha vissuto l’evoluzione delle tecniche in grotta, dalla scaletta alla progressione sulla corda, che ha permesso l’esplorazione di parti di cavità prima quasi inaccessibili.
Con lui se ne va un pezzo significativo del modo di interpretare la documentazione con attenzione alle storie e al passato del territorio.
Sabato e domenica il Muse ospiterà il 17° Convegno regionale di speleologia, un momento di incontro e di scambio dei gruppi speleologici trentini, altoatesini ma anche extraregionali e internazionali.
Fonte: L’Adige