Un relitto dimenticato nella sabbia della Foce
Nei fondali liguri, non è raro trovare affondate e semisommerse imbarcazioni medio piccole.
Ce n’è per tutti i gusti: una inglobata nelle sponde di una baia naturale, nel Ponente, oltre Varazze, un piroscafo verso Paraggi, una Bettolina Fluviale Armata davanti Finale Ligure, un sommergibile nei fondali di Sori, la famosa Haven davanti Arenzano e molte altre.
Circola da sempre quello che pareva una leggenda metropolitana: “al largo della Foce c’è una nave da guerra affondata”: mai smentito, mai confermato, soprattutto mai visto.
Ora però i lavori per il cosiddetto Waterfront, la riqualificazione dell’affaccio al mare, hanno regalato sorprese a chilometri zero: uno scafo, un lungo rottame in ferro attaccato dal tempo, parallelo alla linea di costa, prua e struttura interna a scompartimenti ben distinguibili, là dove si vuole costruire un parcheggio interrato sopra cui sopra si svilupperà un nuovo parco.
La grande struttura in metallo e, a fianco, almeno un’altra di dimensioni più ridotte sono state portate alla luce dalle ruspe e a poco a poco liberate dal terreno che finora le ha conservate, davanti ai palazzi signorili del quartiere della Foce.
È un relitto dimenticato, che risale al tempo della Seconda Guerra Mondiale e fa tornare al ricordo del porto distrutto dalle bombe.
La Soprintendenza è già al lavoro, ancora più solerte dopo aver fatto un passo indietro, pochi mesi fa, dall’aver autorizzato lo smantellamento di un’area dove sono state rinvenute diverse “riservette” della Prima Guerra Mondiale, locali interrati di piccole dimensioni costruiti vicino alle postazioni di tiro con i cannoni per custodire le munizioni: datate più di 70 anni, quindi da proteggere. Pertanto, ora in via di restauro.
LA STORIA
Genova negli anni 40 era ben diversa dalla Superba di oggi.
Il bombardamento navale di Genova (l’Operation Grog” o “beffa di Genova”) avviene nel 1941, a febbraio, ad opera della Royal Navy, secondo ed ultimo attacco via mare, dopo quello del giugno 1940.
Dovevano cadere i cantieri Ansaldo e le fabbriche presso il torrente Polcevera, ma sono colpiti la centrale elettrica, i bacini di carenaggio, una nave cisterna, molti edifici civili, storici ed ecclesiastici, tra cui la cattedrale e un ospedale, nonché numerosi piroscafi e navi, ed anche una nave scuola, la Garaventa.
Nel 1943, Genova disseminata di rovine è ulteriormente occupata: vede il suo porto minato e chiuso. Poi rinasce.
Il tempo fa dimenticare tutto: dopo la guerra, si copre il fiume Bisagno, a carattere torrentizio, con successivi esiti nefasti.
A mare, alla Foce, si demolisce e si dimentica tutto: il quartiere di pescatori, fino a 60 anni prima comune autonomo fuori dalle Mura, il Lazzaretto, il borgo dei pescatori (di cui restano poche tracce) con uno dei “posti maledetti” della città, i cantieri navali.
Nasce un quartiere asettico e residenziale, completato poi nel 1960 con la Fiera, usando riempimenti di risulta da gallerie e macerie postbelliche.
E ora riemerge il passato: non vascello fantasma, ma nave reale, e neanche sola.
Si avanzano ipotesi: affondata in loco? Relitto spostato lì nelle operazioni di riapertura del porto? La tesi più probabile è che sia un mezzo da sbarco britannico.
Questo è quanto racconta un anziano della zona ad Henry De Santis, presidente dello SpeleoClub Ribaldone.
Il mezzo da sbarco è stato interrato sulla spiaggia che prima aveva accolto (malvolentieri) i mezzi che rifornivano l’occupazione della città.
Era in parte circondato dal mare, quindi usata dai “batûzi” (bambini) per tuffarsi. E risorsa: i bambini prendevano i pezzi di ferro e li vendevano ad un noto rottamatore della città.
È riemerso il passato, scomodo solo per chi privilegia alla storia la continuazione dei lavori sul Waterfront.
Marina Abisso
SpeleoClub Ribaldone
Foto (Marina Abisso)