Un evento imperdibile per celebrare la straordinaria carriera di uno dei padri dell’astrofisica italiana e scoprire il suo affascinante mondo sotterraneo.

Mercoledì 27 settembre, presso l’Aula Magna del Dipartimento di Fisica ed Astronomia dell’Università di Bologna, si terrà un evento straordinario dedicato a Giuseppe “Beppo” Occhialini, celebre astrofisico italiano e appassionato speleologo.

L’occasione, organizzata da Society nell’ambito della Notte Europea del Ricercatore e promossa dalla Comunità Europea, rappresenta un momento unico per celebrare la figura di uno dei padri dell’astrofisica italiana.

La serata prenderà il via con una breve introduzione da parte del Presidente della Società Speleologica Italiana, Sergio Orsini, per poi proseguire con la proiezione del film “Beppo” diretto da Roberto Tronconi, regista e speleologo.

Attraverso le immagini e le testimonianze di coloro che hanno conosciuto Occhialini personalmente, il film racconta la vita straordinaria dello scienziato, dalle sue importanti scoperte nel campo dell’astrofisica alle avventure nel mondo delle esplorazioni speleologiche.

Dopo la proiezione, avrà luogo una tavola rotonda in cui interverranno il regista Roberto Tronconi e il Vice-Presidente della Fondazione Occhialini, Filippo Martelli.

Sarà l’occasione per approfondire ulteriormente la figura di Beppo Occhialini e per condividere riflessioni sulla sua eredità scientifica e esplorativa.

L’evento, che si svolgerà in collaborazione con il Dipartimento di Fisica dell’Università degli Studi di Milano e il Dipartimento di Fisica dell’Università di Firenze, rappresenta un momento di incontro e confronto tra esperti del settore e appassionati di scienza e speleologia.

La partecipazione è su prenotazione, e per prenotarsi è possibile visitare il seguente link: https://l.infn.it/beppo-ndr2023.

La serata “Beppo” si propone di ricordare e valorizzare la figura di un grande uomo che ha contribuito in modo significativo al progresso della scienza in Italia, offrendo un’opportunità unica di conoscere da vicino la sua straordinaria carriera e il suo amore per le esplorazioni sotterranee.

Beppo Occhialini Speleologo

BEPPO OCCHIALINI
Fisico e …. Speleologo 1907 – 1993
a cura di Francesco De Sio*


Giuseppe Paolo Stanislao Occhialini nasce a Fossombrone (Marche) il 5 dicembre 1907.


Nel 1917 si trasferisce a Firenze dove studia, laureandosi in fisica nel 1929. Negli anni che seguono (dal 1930 al 1937) lavora nell’Istituto di Fisica dell’Università di Firenze come assistente.


Nel 1929, lo troviamo Direttore, con Enrico Ciaranfi, della gita speleologica alla “Grotta della Fonte Buia”; dall’8 al 28 luglio partecipa al campeggio del Gruppo Speleologico, esplorando la Buca dei Gracchi, l’Uomo Selvatico, la Buca del Cane, la Buca del Cacciatore, la Buca del Desco e la Buca del Pioto.

Nel 1930 partecipa a due esplorazioni della Tana dell’Uomo Selvatico e compie la prima ascensione del Pizzo delle Saette (m.1720) per la cresta Nord con Enrico Revel, Marco Marchetti ed Enrico Ciaranfi. Con Giulio Racah scala la Piccola Formeda, nel gruppo delle Pale di San Martino.

Nell’aprile del 1931 compie la 1a salita della Torre Bruno Olivia (m.1617) nel gruppo delle Panie (Alpi Apuane) con Zabiello, Ciaranfi e Marchetti; nel luglio prende parte all’esplorazione dell’Abisso Revel, che con i suoi 316 metri di profondità, è tuttora uno dei pozzi più profondi d’Italia.

Nel 1934 ritorna a Firenze, ad Arcetri.
Dal Bollettino della Sezione Fiorentina del C.A.I., n.3 (luglio), p.2, 1934:

In questi giorni i bravi giovani del nostro Gruppo Speleologico Dr. Berzi, Dr. Lapi, Prof. Occhialini, Prof. Racah, hanno iniziato, sotto i più lieti auspici, la campagna speleologica per portare a termine l’esplorazione della famosa grotta di Eolo. E’ stata raggiunta, per ora, la profondità di 450 metri, mettendosi così al 4 posto nella graduatoria degli abissi. Lo studio della grotta è molto interessante per qualche novità di cui parleremo in seguito.

Dal Bollettino della Sezione Fiorentina del C.A.I., n.4 (ottobre), p.2-5, 1934:
“Una delle più profonde grotte del mondo esplorata sulle Alpi Apuane dal Gruppo Speleologico della Sezione Fiorentina del C.A.I.” di Aldo Berzi.


Hanno partecipato all’esplorazione: Barbieri, Boris, Checcacci, Ciaranfi, Lapi, Michelagnoli, Moschella, Occhialini, Racah, Tesei. Alcuni sono studenti, gli altri laureati o in medicina o in scienze, qualcuno insegnante; tutti valenti professionisti e noti nel mondo scientifico (Dott.Occhialini, Prof. Racah).
(Lo stesso articolo è stato pubblicato anche su La Nazione del 20 settembre 1934)

Degli speleologi qui ricordati ho avuto il piacere di conoscere il dottor Aldo Berzi, (7.9.1905-23.1.1995) per molti anni medico della mia famiglia, che, nel 1955, conoscendo la mia passione per la speleologia, mi presentò agli amici del Gruppo Speleologico Fiorentino.

Ricordando alcune sue parole, capisco ora come sia difficile risalire al nome dei partecipanti alle varie esplorazioni.

“Non è il singolo speleologo che arriva al fondo della grotta, ma il Gruppo! Senza il lavoro di tutti gli altri, non gli sarebbe stato possibile!”


Ed il dottor Ulisse Tesei (1913-1999), che era all’epoca (1934) studente di Fisica. Si era laureato nell’anno accademico 1938-1939.

E’ stato, recentemente, per alcuni anni, laureato a contratto alla Cattedra di Chimica Fisica Tecnica, presso il Dipartimento di Chimica Organica dell’Università di Firenze, dove lavoro.

Della spedizione ricordava il carisma di Occhialini e di Racah, suoi professori, ed il suo ruolo di …portatore!

Nella primavera del 1937 troviamo Beppo Occhialini, sotto uno scroscio d’acqua, appeso ad una corda, risultata poi non sufficientemente lunga, nel pozzo verticale di 50 metri della Buca della Pecora Riccia, nella zona di Campagrina.

La cavità fu completamente esplorata nel marzo del 1937, usufruendo di un verricello appositamente progettato e costruito.

Fine agosto 1950: Pirenei, vicino alla pietra di confine chiamata Saint Martin: Georges Lépineux e Beppo Occhialini contemplano il tramonto del sole.

Al momento di tornare al campo dove Max Cosyns Occhialini conosceva fin dal 1946 il fisico belga Max COSYNS (1906-1998), .matematico, pioniere con Piccard delle ricerche sulla stratosfera, trascorrendo le loro vacanze sui Pirenei francesi e condividendo la passione per la speleologia. (Lastre sul Pic du Midi)
faceva gli ultimi preparativi per la partenza prevista per il giorno successivo, Lépineux chiede ad Occhialini il sasso con il quale sta giocherellando. “Che cosa scommetti che lo infilo in quel buchetto laggiù ?”
“Nulla, sono certo che ci riuscirai.” risponde Occhialini.

E la pietra va ad infilarsi nella piccola apertura. Un attimo dopo una cornacchia esce gracchiando dal foro.

Beppo Occhialini è con Georges Lépineux quando viene scoperto l’Abisso della Pierre Saint Martin.

L’Abisso della Pierre Saint Martin era stato scoperto.

Agosto 1951: nel secondo volume di Aventures sous terre: abimes et cavernes, di Casteret,
lo troviamo con Labeyrie e Levì a verificare il materiale, piegare e arrotolare corde e scale, ispezionare le lampade….(H. Tazieff, pag. 24 ) .L’argano usato per la discesa era stato portato da Cosyns (vedi foto in Tazieff, p. ), e veniva mosso dalla forza delle gambe e delle braccia, contemporaneamente.

Agosto 1952: Pirenei, Pierre Saint Martin: fanno parte della spedizione Norbert Casteret, Max Cosyns, Jackie Ertaud, Jacques Labeyrie, Georges Lépineux, Marcel Loubens, André Mairey, Beppo Occhialini, Haroun Tazieff e altri ancora.


Tazieff così racconta:“…..l’argano era stato disegnato e calcolato da Max Cosyns. Doveva essere mosso non più dalla forza dei muscoli, come quello usato l’anno prima, ma da un motore elettrico alimentato da un gruppo elettrogeno.

Era stato costruito a Bruxelles, sotto la sorveglianza del suo inventore. Non mancava che Occhialini. Poiché arrivava dal Brasile, un ritardo di 24 o 48 ore era quasi naturale…..


Occhialini è sul fondo quando Loubens precipita e si dà da fare per mettere il corpo esanime in sicurezza e con gli altri lo assiste durante la lunga agonia.


E’ lui che, ateo, al momento della sepoltura recita, in spagnolo, alcune poesie di Garcia Lorca, e col nerofumo della lampada a carburo scrive sulla roccia ‘ICI MARCEL LOUBENS A VECU LES DERNIERS JOURS DE SA VIE COURAGEUSE’

Quando Occhialini esce dalla grotta rimprovera aspramente Cosyns per la sua negligenza: avrebbe dovuto controllare ogni giorno il serraggio dell’unico morsetto che collegava il cavo all’imbracatura.

Di questo rimprovero e delle forti parole che seguirono, niente è stato riportato nelle pubblicazioni del tempo. Max Cosyns era famoso in Francia, oltre che come fisico, per i suoi exploits con Piccard nella stratosfera, mente Occhialini era solo uno speleologo italiano, invitato a far parte della spedizione per aver partecipato all’esplorazione del Corchia.

Del suo valore come fisico, solo Cosyns e Labeyrie, forse Tazieff, sapevano. Ed è proprio Labeyrie, che cinquant’anni dopo, nel suo libro, riporta quanto accadde.

E Cosyns, accettando gli aspri rimproveri da una persona che riconosceva a lui superiore in ogni campo, si dimise da ogni incarico, ritirandosi in una casetta sui Pirenei.

Nel 1953 Occhialini torna all’Abisso della Pierre Saint Martin.

Il nuovo argano, mosso da un motore elettrico, era stato progettato e costruito da Queffelec.


Il 3 ed il 4 aprile 1954 è con Arrigo Cigna e Giulio Cappa a Levigliani e al Corchia.
Muore a Parigi il 30 dicembre 1993.

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