Le guide escursionistiche sono state prosciolte, ma l’area non è stata ancora riaperta al turismo
Nell’estate del 2018, dieci persone persero la vita nelle gole del Raganello, in Calabria, travolte da un’improvvisa piena del torrente.
Cinque anni dopo, i processi hanno escluso responsabilità penali per le guide che accompagnavano i gruppi di escursionisti quel giorno.
Tuttavia, l’area rimane ancora sotto sequestro e interdetta al turismo, a differenza di quanto accaduto in casi analoghi nel Nord Italia.
Dopo la tragedia furono avviate due inchieste dalla Procura di Castrovillari. La prima riguardava possibili omicidi colposi, la seconda le guide che operavano abitualmente nell’area.
Quest’ultimo filone processuale si è concluso con l’assoluzione delle guide locali e dei titolari delle società turistiche, “perché il fatto non sussiste”, come hanno stabilito due gradi di giudizio.
L’accusa di esercizio abusivo della professione era nata da un esposto del Collegio Nazionale Guide Alpine, che riteneva necessaria questa qualifica per accompagnare i turisti nelle gole.
Tuttavia, è stato dimostrato che nel tratto accessibile non erano richiesti né imbraghi né corde e che le guide locali, in possesso di regolare abilitazione, non operavano illegalmente.
Nonostante ciò, a differenza di quanto accaduto per altre località del Nord Italia colpite da eventi analoghi, le gole del Raganello rimangono tuttora sotto sequestro e interdette al turismo.
Secondo alcuni, con adeguate misure di sicurezza e monitoraggio si potrebbe consentire la riapertura controllata dell’area, ridando ossigeno al turismo locale.
Tuttavia, finora è mancata un’iniziativa in tal senso da parte degli enti locali e regionali.