Da una collaborazione multigruppo arriva lo svuotamento dei sifoni della grotta Redarca, situata nel promontorio del Caprione in provincia di Spezia, Italia. La grotta già stata menzionata in documenti storici del 1328 come confine tra i territori di Sarzana ed Ameglia. La collaborazione tra i gruppi speleologici liguri ha durato due mesi di preparazione e tre giorni di lavoro intenso. Gli speleologi hanno superato diversi sifoni accedendo a zone inesplorate e trovato possibili punti di ingresso alla grotta. Il coordinatore nazionale della Commissione Catasto della SSI, Alessandro Vernassa, ha terminato il rilievo e individuato possibili ingressi alti, in modo da entrare senza dover superare i sifoni terminali. La grotta promette di regalare un ragguardevole sviluppo. Alla fine dell’esplorazione, l’acqua è tornata alla sorgente indomita e non vinta.
11 anni: il tempo di un sogno, di Marina Abisso
Lo svuotamento della Redarca nel promontorio della farfalla dorata
Collaborazione multigruppo per lo svuotamento della risorgenza
Nel lungo primo fine settimana di un caldo e piovoso giugno, la collaborazione multigruppo ha potuto coronare un sogno: lo svuotamento, con pompe e generatori, dei sifoni della grotta Redarca, a catasto con il numero 191 tra le grotte liguri, in provincia di Spezia, e già presente nel vecchio Catasto Spezzino di Matteo Barbagelata (“Catasto delle cavità sotterranee naturali della Provincia della Spezia”, pubblicato nel 1985 a cura dell’Accademia Cappellini).
Sopra Lerici, sulla strada detta per la Rocchetta, una sterrata conduce alla sorgente ed al canale della Redarca.
La sorgente, come “Redaicha”, era già citata nel 1328 in un documento storico (Registrum Vetus) quale termine, quindi confine, tra i territori di Sarzana ed Ameglia.
Siamo nel promontorio del Caprione, di per sé ambientazione da sogno e culla dell’immaginario: qui la “farfalla dorata”, per un gioco di luci mai del tutto chiarito, ricompare ogni anno, in corrispondenza del solstizio d’estate, quando un raggio di sole proietta una sagoma dorata dalle sembianze di farfalla su un megalite a forma di fallo, attraversando un “tetralithon” che, secondo lo studioso Enrico Calzolari, è stato assemblato nel VII millennio a.C. per stabilire il passaggio alla nuova stagione.
In una vera e propria valle dei mulini affacciata sul mare, 30 metri dopo la sorgente, ecco la grotta della Redarca o Risorgenza della Redarca: orizzontale, facile, di breve sviluppo, già citata da Caselli nel 1906 in “Speleologia (studio delle caverne)” e nel 1919 in “Grotte e caverne della Lunigiana.
Il primo rilievo è stato a mano di Emanuele del Gruppo CAI dei Pipistrelli, storico gruppo spezzino poi confluito nel Gruppo Speleologico Lunense.
Lo sviluppo complessivo ad oggi era di soli 180 metri, con un dislivello totale di 19 metri, ma la presenza di sifoni difficilmente superabili ha sempre fatto ben sperare.
Gli speleologi locali, tra i quali Ettore Callegari e Stefano Ratti, ambedue del Gruppo Speleologico Lunense, hanno sempre coltivato il sogno di andare oltre i sifoni che ostruiscono, con grande ricchezza di acqua, il transito nel seguito della grotta.
Dello stesso parere Alessandro Vernassa dello SpeleoClub Ribaldone, che ha steso il rilievo aggiornato al 2016 ed ha sempre sostenuto la necessità di entrare per terminare il rilievo e trovare gli ingressi alti, in modo da entrare senza dover superare i sifoni terminali.
Ci sono stati diversi tentativi di svuotamento, nel 2012, 2013, 2015, 2016: Vernassa, Callegari e Ratti, presenti nei precedenti tentativi, non potevano mancare nel 2023.
Due mesi di preparazione e tre giorni di intenso lavoro: buona e valida la collaborazione tra i diversi gruppi speleologici liguri, tra cui Ribaldone, Lunensi, Martel, Borgio Verezzi, CAI Finale Ligure, Sottosuolo di Genova ed oltre, Issel.
Tra la notte di sabato e domenica, attraversato il breve scivolo che porta ad una saletta attraversata da un ruscello sotterraneo proveniente dal primo sifone, si sono aperte le gallerie svuotate temporaneamente dall’acqua ad opera delle pompe, magistralmente controllate da Rocca – altro deus ex machina dell’avventura – e Callegari. La prima galleria scende di circa 40 metri , poi risale lievemente e incontra una piccola cascatella che conduce ad una saletta in genere completamente allagata.
Si è proseguito sulla destra, superando un altro sifone, probabilmente collegato con la sorgente della Redarca.
Alla base della saletta, un altro sifone conduce ad un pozzo ascendente. circa a metà del pozzo sulla destra parte una ramo orizzontale.
Ancora sifoni e ancora le pompe fanno il miracolo: il rilevo ad opera di Alessandro e compagni continua, tra radici, insetti, lumache e scheletri di topi: il collegamento con l’esterno è vicino.
Vernassa, appena uscito, fotografa tre possibili punti di ingresso, confermati poi dalla poligonale.
Molta fatica dei partecipanti, ma “il risultato è essersi portati a casa rilievo e possibili punti di ingresso”, racconta Vernassa , che non per caso è, oltre che il direttore tecnico del Ribaldone, l’attuale coordinatore nazionale della Commissione Catasto della SSI. “Ho recuperato il video del precedente svuotamento del sifone (2016): la portata era almeno la metà”, aggiunge.
Ora, verificati gli ingressi, si potrà con più tranquillità esplorare la grotta, che promette di regalare un ragguardevole sviluppo.
In una notte che regalava un plenilunio fuori dal comune, Vernassa, con i suoi amici, ha coronato un sogno lungo almeno 11 anni: entrare nei canali fangosi resi attraversabili e completare il rilievo per studiare la zona, in attesa delle prosecuzioni.
Poi tutti sono usciti alla luce della luna, per il meritato riposo.
Alle h. 16 di domenica, solo poche ore dopo lo spegnimento delle pompe, Ratti è tornato alla sorgente, e l’ha filmata: di nuovo perfettamente attiva, come se nulla fosse accaduto, indomita, non vinta, ma ora superabile.
Marina Abisso
SpeleoClub Ribaldone