Il sottosuolo del comune di Torreperogil (Jaén) nascondeva un gioiello di 2.000 anni di antichità e di origine romana: tunnel di canalizzazione o miniere, come li chiamano gli archeologi, in buone condizioni di conservazione.

Si sapeva da anni che sotto c’era qualcosa, quando una parte del terreno della città cominciò a sprofondare e rivelò questo passato archeologico.

Ma in pochi si aspettavano che fossero ben conservati.

Le date approssimative della loro costruzione sono state scoperte solo ora grazie all’intervento di un team di esperti, archeologi e speleologi, che lavorano da più di un anno per svelare ciò che si cela nelle gallerie di questa cavità artificiale costruita tra il I e il II secolo d.C., che non è altro che un’opera di ingegneria idraulica di alto livello.

José Millán è uno dei maggiori conoscitori delle miniere romane di Torreperogil.

Presidente dell’Associazione Andalusa di Esplorazioni Sotterranee (AAES), ha una vasta esperienza in questo campo grazie al fatto che a Carmona (Siviglia) ci sono strutture sotterranee con le stesse caratteristiche.

“Poiché conoscevano il nostro lavoro, dal Comune di Torreperogil si sono messi in contatto con noi per chiedere aiuto nella valorizzazione delle miniere presenti nel comune”.

2.000 anni di conservazione


La prima cosa da evidenziare di queste gallerie sotterranee è che, per la loro ubicazione, avevano una duplice funzione.

“Da un lato erano pensate per fornire acqua all’uso umano e dall’altro, trovandosi in un dislivello da una collina, sospettiamo che avessero funzioni industriali”, afferma Millán.

Poiché le galleria hanno diversi tunnel di diverse dimensioni che catturano l’acqua delle sorgenti sotto la superficie, questi si occupano di distribuire l’acqua in varie direzioni. “In base alla lunghezza della galleria, possiamo determinare quale uso poteva avere”.

Ad esempio, in questo momento si è riusciti a pulire completamente un tunnel lungo 600 metri e si sta lavorando su un altro, chiamato La Nava, che al momento ha più di due chilometri.

“Per le sue dimensioni, sappiamo che il primo serviva per fornire acqua ai nuclei di popolazione circostanti Torreperogil e che erano piccoli villaggi agricoli romani”.

Per quanto riguarda la seconda galleria, ancora è presto per sapere se era per l’approvvigionamento o aveva qualche altro utilizzo.

Lo stesso segno in tutta l’Andalusia


Ciò che questi sotterranei stanno rivelando è che Torreperogil non esisteva durante l’epoca romana.

In quel momento era semplicemente una collina. Questo è evidente dalle opere sotterranee che non sembrano avere canalizzazioni verso il comune di Jaén.

Piuttosto, sembra che ci furono insediamenti umani successivi che sfruttarono proprio questa struttura come pozzi d’acqua.

D’altra parte, le gallerie millenarie dimostrano a loro volta che i Romani le costruirono in tutta l’Andalusia.

“Finora sapevamo che c’erano in zone di Siviglia, Cordova o Malaga perché vi sono tracce di questa cultura, ma ora vediamo che ci sono anche a Jaén. Non è escluso che ce ne siano in più luoghi della comunità”, sostiene José Millán.

Smentendo i miti, questo speleologo chiarisce che i lavori che si stanno facendo nelle cavità artificiali di Torreperogil hanno più a che fare con l’esplorazione e la pulizia che con l’archeologia: “In questi luoghi raramente si trova qualcosa di valore in tal senso, anche se ovviamente siamo accompagnati da archeologi”.

L’obiettivo che perseguono, insieme al Comune di Torreperogil, è quello di recuperare le strutture sotterranee e renderle visitabili. “Sono molto ben conservate”.

Precisione matematica


Tra le caratteristiche che definiscono le gallerie che compongono questa infrastruttura, la loro costruzione matematica è evidente.

“I Romani erano molto precisi nelle misure e si può notare che hanno usato il piede come riferimento per calcolare gli spazi”.

Sebbene ci siano tunnel di 60 centimetri di larghezza che li rendono difficili da esplorare, ci sono dettagli a prima vista che dimostrano un’origine propria dell’Impero Romano. Ad esempio, “ci sono lucernari che dimostrano che le gallerie venivano illuminate con lucerne ad olio, che erano le piccole lampade usate all’epoca”.

Di chiara ispirazione persiana, queste gallerie furono costruite meticolosamente e grazie al terreno argilloso che rendeva facile i lavori e l’estrazione successiva dell’acqua.

Inoltre, come spiega José Millán, questa zona di Torreperogil è costituita da calcarenite che protegge naturalmente il sottosuolo. “Non è necessario costruire rivestimenti in mattoni come in altre strutture simili poiché la roccia stessa consolidava la galleria”. Un altro dettaglio che spiega perché sono così ben conservate.

Il processo di recupero dei tunnel è “molto lento” ed è condizionato dalle ostruzioni che possono essere trovate nelle cosiddette lumbreras, punti che erano posizionati ogni 30 metri per garantire la costruzione e che diventavano pozzi che in alcuni casi oggi sono pieni di sporcizia o detriti.

Questo è uno degli aspetti che rallenta maggiormente le indagini e che può richiedere un investimento di circa 6.000 euro per ogni ostruzione. Tuttavia, in appena un anno, e data la buona conservazione, gli esperti hanno già scoperto una galleria e sono abbastanza avanzati nella seconda. “Sappiamo che ci sono tra 5 e 6 tunnel. A seconda della loro lunghezza e delle ostruzioni presenti, potremmo concludere i lavori in circa tre anni”.

Articolo tradotto dall’originale pubblicato su El Diario:

https://www.eldiario.es/andalucia/jaen/kilometros-ingenieria-hidraulica-romana-suelo-pueblo-jaen_1_9973606.html?fbclid=IwAR2pwEWCIhklxdhoDkGv3Sp50zJHW053yCgKMAJK5RNVRga7i3kQ5jemxLw