“Si va per mari e monti”. Una sintesi dell’attività svolta a luglio da speleologi varesini, milanesi ed erbesi, di Alessandro Uggeri 

L’impressionante ritiro dei ghiacciai sta liberando aree carsiche aprendo nuove possibilità esplorative.

Lo Stelvio è un’area carsica prevalentemente dolomitica, solo a tratti calcarea, in alta quota, a cavallo tra Valtellina e valle di Trafoi. È assai acclive e poco percorribile. La principale area carsica è il Piano delle Platigliole, a quota 2800-2900, che ospita una trentina di grotte, con ambienti prevalentemente freatici, esplorate negli ultimi due decenni del secolo scorso.

Quest’anno è stato rivisitato l’abisso Generale Marietto, una grotta profonda 150 metri costituita da grandi ambienti, scoperta nel 2021 in un’area precedentemente occupata dal ghiacciaio del Livrio; Curioso ed inquietante fenomeno idrico: a cadenza regolare di circa un ora, si attiva un torrente sotterraneo, gelato, che si riversa nel nuovo ramo esplorato fino alla strettoia finale. Poi si disattiva completamente.

Sono state perlustrate le aree di arretramento del Ghiacciaio Ortles basso e del Madaccio. Impressionante lo stato dei ghiacciai con questo caldo: sembrano ghiaccioli che si sciolgono, con torrenti subglaciali e masse di ghiaccio apparentemente poco stabili. Nelle aree deglacializzate affiora spesso la roccia, alternata a detriti poco stabili, soprattutto sotto l’Ortles, dove a luglio si è verificata una colata imponente , che ha raggiunto la valle sottostante. In ciascuna valle sono state trovate alcune grotte, in parte ancora inesplorate: principalmente pozzi, massima profondità 35 m, ma anche una galleria freatica, ferma su riempimento. 

Una parte importante delle acque di fusione glaciale non arriva a valle: ognuno dei tre ghiacciai ha almeno un punto di assorbimento, non percorribile, almeno a luglio, perché completamente occupato dalle acque in transito. Sarebbero da rivedere d’inverno, quando però l’avvicinamento è probabilmente proibitivo.

Stiamo ipotizzando un tracciamento multiplo. Il principale recapito ipotizzato sono le sorgenti Direi brunnen, sopra Trafoi: si tratta di tre cascate che si generano in parete sopra Trafoi, un migliaio di metri sotto le aree carsiche. 

L’altro recapito possibile è il Fontanone del Braulio, nel versante valtellinese, un torrente che sgorga dal letto semiasciutto del Braulio.

In conclusione c’è parecchio entusiasmo perché, al di là dei risultati numerici di penetrazione nel sottosuolo, si ha la sensazione di esplorare un mondo nuovo. Purtroppo distanza e breve stagione operativa consentono poche uscite all’anno, intervallate da lunghi mesi autunnali, invernali e primaverili segnati da visite solo con Google Earth.