Una nuova grotta con CO2 e l’accesso in zone inesplorate di una grotta conosciuta, sono il frutto della collaborazione di quattro gruppi speleologici liguri e di altri esploratori singoli. La storia inizia per caso, come spesso accade.

Belle concrezioni nella Grotta Priamara

A Novembre 2021 inizia il rilievo e la riesplorazione nel savonese della Grotta Superiore Sorgente Priamara, già conosciuta da decine di anni.
I componenti di diversi gruppi speleologici locali, coordinati da Alessandro Vernassa allargano uno stretto passaggio e scavano a mano un primo sifone.
Un secondo sifone ostruito dalla sabbia portata dal dilavamento dell’acqua costituisce un ostacolo all’esplorazione, si topografa e rileva, e si cerca un altro ingresso per bypassare il sifone.
Il nuovo ingresso si trova, è una nuova grotta: La Briga. Quattro gruppi speleologici uniscono le forze e guadagnano 300 metri di nuova grotta, con forte presenza di CO2. In meno di un mese la Priamara e la Briga non avevano mai visto tanti speleo che si aggiungono al gruppetto iniziale, tra i quali anche il “vecchio” Alessandro Maifredi.
Tra discese e risalite, una di 35 metri, scavi su ghiaia, monitoraggi dei livelli di CO2, finalmente il 30 Gennaio 2021 si passa dall’altra parte del sifone.
La Grotta della Priamara si apre e gli speleologi accedono a “qualche chilometro” di nuova grotta da esplorare.

Di seguito il resocondo e la cronaca di Marina Ferrazin.

‘Un’escursione a fine Novembre alla volta della Priamara, grotta dal nome altisonante (Grotta Superiore Sorgente Priamara) e di stretto accesso, guidati da Alessandro Vernassa, speleologo guida che unisce alla simpatia e alla perizia l’accanimento tipico degli accatastatori e dei topografi.
Priamara: “pria” (pietra) amara, forse per l’ingresso stretto: strettoia enfatizzata, a dir la verità: si passa benissimo, complice forse il dilavamento dell’acqua che in Liguria in questi ultimi anni ha colpito abbastanza.
Entriamo, non molti ma variegati, appartenenti a diversi gruppi speleo locali, con intento di fare il rilievo della cavità.
Scaviamo a mano un primo sifone, rendendolo praticabile, e ci dirigiamo verso il sifone principale, ostruito da una quantità di sabbia davvero eccessiva per le nostre forze. Nel 1989 e nel 1993 era stato disostruito, ma si è riempito nuovamente.
Un passaggio segreto immette in sale molto più grandi, con concrezioni di bellezza incredibile.
Ancora un po’ di progressione, ed eccoci in meandri infami, con fango a volontà, avvolgente come una carezza e soffice come un abbraccio: è stato parte di noi a lungo. Rileviamo quasi tutta la parte prima del sifone, compresi i rami fossili. Nell’uscire, si scopre un ramo nuovo, di circa 50 metri: un buon motivo per tornare e finire il lavoro.
Torniamo e contempliamo il sifone principale: sabbia e sabbia: l’idea di evitare lo scavo tipo bobcat anima la ricerca di un nuovo ingresso, che deve esserci.
Ecco allora che partono nuove battute, in giorni e orari particolari, con compagine mista di gruppi diversi, tutti liguri e borbottanti: da un microscopico buco, in una zona che è stata battuta per decenni palmo a palmo, viene fuori a sorpresa una nuova grotta, la Briga.
La grotta sembra andare in direzione della Grotta Priamara, e questo la rende particolarmente interessante.
Scatta la collaborazione: Speleo Club Gianni Ribaldone, Gruppo Speleologico Martel, Gruppo Speleologico Ligure Issel, Gruppo Grotte Borgio Verezzi e speleologi apolidi si animano e scavano in ogni dove e in ogni quando: dal nulla, circa 300 m di grotta nell’avaro sottosuolo finalese.

La grotta della Briga cresce, si alza e si abbassa, sfoderando sacche di CO2 a go go: oltre 11.000 ppm: facendo la conversione in percentuale circa 1,1% di biossido di carbonio, un valore già sopra lo 0,5 che è il valore massimo di esposizione per 8 ore, ma inferiore a 1,5, valore massimo per abbandonare il luogo. Non si capisce il motivo: materiale in putrefazione, acque termali, inquinamento, mancanza di ventilazione nella grotta? Di sicuro, molti di noi avvertono i sintomi classici dell’esposizione: affaticamento eccessivo, mal di testa, confusione, malumore, come dicono gli esperti. È una bella grotta, con vele, concrezioni e aragoniti, pisoliti e fango, tanto fango: cresce piano piano e continuamente.
Entra in gioco fin da subito un altro grande, Alessandro Maifredi, con dantesca saggezza e perizia speleologica alle stelle: “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza: forse è per quello che “come bruti” ci ostiniamo a farci delle piste di polvere (marrone, purtroppo) in entrata e in uscita, aerosol di CO2 gratis, anche perché – se ci pagasse qualcuno – questo qualcuno, datore di lavoro, andrebbe dritto in galera senza passare dal via.
In meno di un mese la Priamara e la Briga non avevano mai visto tanti speleo. Mai. È un buon segno e, se si gioca d’astuzia, forse ci scappa qualche giunzionella, o di qua o di là”.
Diamo retta all’”anziano”, e proseguiamo, insieme e con accanimento.
Ecco un’inaspettata R35, tanto larga che non si capisce come possa essersi aperta, nella nostra angusta bellissima Liguria.
Risaliamo il risalibile, nonostante la roccia tipo sfogliatella con ripieno al fango, friabilissima ma resa meno morbida e più accessibile grazie ad esemplari di speleologi volanti. Saliamo e scendiamo, ma la giunzione non si trova, e neanche un’altra uscita, che consentirebbe l’abbassamento del livello di CO2. Ancora una strettoia, ancora un meandro. Ci siamo quasi, ma il quasi è sempre quasi.

Decidiamo per il Priamara Day. Sabato 30 gennaio, data memorabile, convergono a Verzi speleologi di ogni gruppo, a celebrare la Giornata nazionale della Priamara scavando con ogni mezzo lecito. Si predilige il riempimento con ghiaia di sacchi che vanno a formare muretti di contenimento. Dall’alto, un altro piccolo gruppo monitora e scava nelle vicine Terre Rosse, nella Briga, dove posiziona un rilevatore di CO2 per la settimana successiva, e in un’altra cavità priva di nome ma ricca di anidride carbonica, tanto quanto può ostare alla normale respirazione.
Nel 1989 erano state necessarie 14 uscite, nel 1992 un po’ meno: nel 2022 in una sola giornata si è oltre sifone, complici forse le passate alluvioni che hanno un po’ ripulito la zona. Grida di giubilo e la grotta torna a respirare. La situazione della CO2 è interessante: pre sifone 1200, oltre sifone 7000 ppm, non inquietante come alla Briga.
Monitoriamo ora Briga & Co: dovrebbe/dovrebbero mettersi a soffiare a breve se sono collegate: teniamo d’occhio il data logger.
Intanto nella Priamara, oltre sifone, nascosti dietro una lama di roccia che sembra poter essere valicata senza problemi, ci aspetta qualche chilometro di grotta da rilevare ed esplorare.
La storia continua, insieme.’

Marina Abisso
Speleo Club Gianni Ribaldone
31/1/2022

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