E’ morto ieri Pietro Arena, speleologo apuano, si è ammalato di COVID e dopo che le sue condizioni di salute si sono aggravate è stato ricoverato nel reparto di terapia intensiva dell’Ospedale di Lucca.
E’ morto ieri Pietro Arena, speleologo apuano, si è ammalato di COVID e dopo che le sue condizioni di salute si sono aggravate è stato ricoverato nel reparto di terapia intensiva dell’Ospedale di Lucca.
E’ stato promotore e artefice della turisticizzazione delle Grotte di Equi di cui è stato anche gestore privato.
Negli anni ’90 aveva realizzato un museo di Storia Naturale sotto i portici di Palazzo Diana fin dentro ai rifugi antiaerei di Equi.
Nell’ultimo anno è stato al centro di una vicenda giudiziaria, conclusasi con l’assoluzione, perchè all’interno della sua casa erano state rinvenute ossa e scheletri di vario genere, in realtà fossili della sua collezione.
Secondo quanto riferito dal quotidiano “La Nazione” di Lucca, nell’ultimo anno aveva abbracciato teorie No Covid, No Vax e No Greenpass.
Fonte: https://www.lanazione.it/lucca/cronaca/pietro-arena-1.7131487
Era conosciuto soprattutto per aver scoperto e rivitalizzato le Grotte di Equi, di cui è stato anche gestore, ed anche per un’annosa controversia giudiziaria con il Comune di Fivizzano, conclusasi a suo favore.
A Genova e in Liguria negli anni ‘60 e successivi era di casa.
Non faceva parte di Gruppi locali, pur simpatizzando con il Ribaldone e con l’Issel ma, con nomi storici locali come Nino Rando e Carlo Marzio, ha contribuito all’esplorazione del Monte Gazzo, della zona di Isoverde e dell’area carsica di Capo Noli. Qui Piero, con Angelo Raveane e Daniele Gortan, ha rinvenuto lo scheletro di un Ursus spelaeus quasi completo che, oggi, è conservato al Museo Speleologico del Monte Gazzo, a Genova Sestri Ponente.
A lui, con Burlando, Duranti e Viotto, nel 1974 si deve il primo accesso (solo esterno) alla risorgente di Cobardine, e poi l’esplorazione del “fiume” in risalita, poi ancora l’esplorazione fino ad una stretta diaclasi, raggiunta con M.V. Pastorino e Prati. Si scopre che questa, in quel momento inaccessibile, immette direttamente in un «fiume» che l’esplorazione successiva confermò essere quello di Cobardine. Nell’agosto del 1975 il collegamento e ancora avanti, oltre la grande cascata: Pietro supera il superamento del sifone terminale e poi di quello successivo, fino alla Fulminazione.
Credeva nelle grandi potenzialità del suo territorio: è grazie a lui che le Grotte di Equi hanno assunto l’attuale spessore all’interno del patrimonio ambientale e naturalistico della zona.
Cercava costantemente di coinvolgere gli Amministratori in progetti di sviluppo delle aree fluviali, lagunari e acque termali.
Recentemente, aveva lavorato anche ad un fantasioso e affascinante progetto di studio con alcuni responsabili della Nasa per l’addestramento degli astronauti nelle grotte.
Dove resta il sogno, di sicuro, la memoria non muore.
Altre fonti:
https://www.touringclub.it/destinazione/localita/museo/216411/museo-di-speleologia-del-monte-gazzo-genova Museo di Speleologia del Monte Gazzo