tratto da “La Macchina del Tempo” del mese di Maggio 2001
La terra ha la febbre. A confermarlo è il ricercatore americano David Chapman, professore di Geofisica dell’Università dello Utah: le sue misure hanno dimostrato che la temperatura dell’emisfero Nord è aumentata di circa un grado a partire dall’epoca della rivoluzione industriale, nel 1750 circa.
Il suo studio ha confermato i dati rilevati da alcuni geologi dell’Università del Michigan, che hanno utilizzato lo stesso metodo di misurazione adottato da Chapman: seppellire termometri nel sottosuolo ad una profondità variabile tra i 197 ed i 680 metri con decine e decine di trivellazioni (per la precisione 439) eseguite in tutto l’emisfero Nord, e precisamente negli Stati Uniti, in Canada, in Europa Centrale, in Russia e in Cina.
Perchè fare una ricerca sottoterra?
Perchè la misura del calore sotterraneo terrestre riflette con maggiore precisione i cambiamenti avvenuti nella temperatura dell’aria. L’alternanza di caldo e freddo sulla superficie infatti manda onde termiche verso l’interno del pianeta, provocando il raffreddamento o il riscaldamento delle rocce sotterranee.
C’è una sola difficoltà: la maggior parte delle stazioni sotterranee di osservazione è in funzione da meno di cento anni. I geofisici misurano queste temperature nelle miniere abbandonate o nei pozzi di trivellazione e solo pochi dati si riferiscono a prima del 1860.
Come ricostruire i dati mancanti? Chapman ha dimostrato che anche le misurazioni atmosferiche possono aiutare: le misure ricavate sottoterra si accordano molto bene con quelle registrate dalle stazioni meteorologiche in superficie ed in questo modo ha ottenuto uno schema delle variazioni del clima del pianeta durante gli ultimi 500 anni.
Di chi è la colpa del clima impazzito?
Secondo Chapman il responsabile è l’uomo: lo dimostra appunto il fatto che la temperatura del nostro pianeta è aumentata proprio nel momento in cui le industrie hanno cominciato a liberare nell’atmosfera grandi quantità di anidride carbonica.