Ieri sul Canin quattro speleologi italiani hanno scoperto il passaggio che unisce il Complesso del Col delle Erbe con il Foran del Muss, regalando al Friuli Venezia Giulia la grotta più estesa d’Italia. Non sarà facile misurarla per la complessità della grotta esplorata in oltre cinquant’anni da speleologi diversi, ma si stimano almeno 80 km di sviluppo sotterraneo.
Alpi Giulie. Quattro speleologi del Friuli Venezia Giulia ieri hanno realizzato la congiunzione tra due grandi grotte sul massiccio del Canin, che insieme diventano la grotta più estesa d’Italia.
Come in un gioco di incastri, in un solo colpo si congiungono più di trenta chilometri del Complesso del Foran del Muss e più di quaranta chilometri del Complesso del Col delle Erbe, giganti sotterranei fatti di gallerie e pozzi che giacciono sotto le fredde rocce del Monte Canin.
Questa scoperta è solo l’ultimo tassello delle esplorazioni portate avanti in tanti anni, da numerosi speleologi italiani e stranieri, e conferma il Massiccio del Canin come uno dei più grandi massicci carsici d’Europa.
Non è facile calcolare la lunghezza totale dell’intero sistema, stimato in più di 80 chilometri, costituito da molti ingressi e dalle giunzioni successive di numerose grotte. Anche i dati catastali delle cavità interessate sono contrastanti e incompleti, per cui per sapere la misura esatta di questa enorme grotta saranno necessari mesi di lavoro.
Il dato certo è che siamo di fronte ad un nuovo record nazionale, strappato alla Sardegna, dove il Complesso del Supramonte Orientale misura “solo” 74 chilometri.
Nessuna variazione invece per la profondità che rimane di -1118 metri, perchè la congiunzione non aggiunge dislivelli tra il punto più basso e il più alto del complesso.
Il massiccio del Canin, situato sul confine tra Italia e Slovenia, è da sempre meta di spedizioni speleologiche.
Il gruppo del Canin è costituito da un colossale altipiano calcareo, alto dai 1.800 ai 2.300 metri culminante in una larga cresta che lo percorre in tutta la sua estensione, posta tra la Val Raccolana a nord e la Val Resia a sud.
La scoperta di una grande grotta non è mai il risultato di un solo gruppo speleologico, e questo del Canin è l’esempio più lampante di come sia impossibile attribuire il merito ad un solo gruppo di persone.
Sul Canin hanno esplorato tutti i gruppi speleologici regionali, oltre a tanti speleologi provenienti da tutta Italia, soprattutto lombardi e veneti.
Sarebbe limitativo non ricordare il contributo degli speleologi polacchi nelle esplorazioni del Foran del Muss, e degli speleologi ungheresi ancora attivi nell’esplorazione del Col delle Erbe.
Anche nella spedizione di ieri erano presenti speleologi “misti” appartenenti a più gruppi, e forse è meglio così, perchè il nostro “bravi” viene ripartito equamente tra tutti quelli che hanno impiegato energie e giornate di ricerca in questa grande esplorazione.