Il gruppo speleologico Lavis documenta il fenomeno della “Coppa di Pitagora” del doppio sifone di Bus de la spia
Le prime esplorazioni a carattere scientifico del “ Bus de la spia” risalgono ai primi anni del Novecento ad opera del geografo Trentino Cesare Battisti, fino ad arrivare ai tempi nostri con le ricerche di Andrea Borsato. Più unica che rara, nella sua semplicità questa grotta, situata nel comune di Sporminore in provincia di Trento, è un vero gioiello, soprattutto grazie alla peculiarità del doppio sifone e al fenomeno a cui dà origine.
La cavità sub- orizzontale di Bus de la Spia si estende per circa 300 metri fino a raggiungere la profondità di -60. Il primo tratto, di facile percorribilità, è meta molto gettonata per accompagnamenti e uscite didattiche con gruppi scolastici della regione.
Dall’entrata della grotta si percorre una serie di comodi meandri, intervallati da brevi e semplici strettoie, che conducono fino al fondo, dove inizia la parte freatica, completamente sommersa dall’acqua. Da questo punto in poi l’accesso è possibile solo per gli speleosub che, grazie alle loro speciali attrezzature e abilità, sono riusciti negli anni ad esplorare la parte che è sommersa per circa il doppio della lunghezza rispetto alla parte vadosa, ovvero la parte non sommersa della grotta, prolungando il suo sviluppo di circa 700 metri. Il loro lavoro ha potuto confermare la costante presenza di acqua e a tratti anche di forti correnti che portano pericolosamente verso l’ignoto.
È certamente un’altra però la caratteristica che rende questa grotta molto attraente, ovvero la presenza di un “doppio sifone intercalare intermittente ansimante”, nome criptico che cela un fenomeno unico: il livello dell’acqua all’interno della grotta è soggetto a fluttuazioni periodiche che coprono un’altezza di 12 metri, andando a riempire e poi a svuotare la porzione finale della grotta (tra cui un meandro di una cinquantina di metri), il tutto in maniera ciclica e continuativa nell’arco di un’intera giornata. Questo evento è spesso accompagnato da gorgoglii e rumori di svuotamento e riempimento dovuti ai movimenti dell’acqua, cosa che rende il fenomeno ancora più affascinante.
A seconda della stagione varia sia l’escursione del livello dell’acqua sia la periodicità del fenomeno, che impiega dalle 2 alle 24 ore.
Il meccanismo che governa questi comportamenti può rifarsi alla Coppa di Pitagora: con un costante e specifico apporto d’acqua – non superiore ad una certa soglia- nella cavità (Pitagora preferiva il vino, obbligando i suoi commensali a versarlo con parsimonia nella propria coppa), il livello salirà fino a riempirla, innescando conseguentemente il sifone, da qui seguirebbe un abbassamento del livello fino al completo svuotamento, per ricominciare poi a risalire andando ad auto-innescarsi nuovamente.
Tutto ciò avviene grazie all’importante apporto d’acqua proveniente dalle sovrastanti dolomiti di Brenta. Nonostante la posizione decisamente decentrata, quasi periferica della grotta, la sorgente ad essa idrogeologicamente connessa ha una portata poco inferiore ai 1000 l/s. Altro fattore fondamentale è dato dalle peculiari geometrie della cavità che sono per noi inaccessibili, scavate pazientemente dalla natura, e che ciclicamente innescano il sifone che origina il singolare fenomeno.
Il Gruppo Speleologico Lavis ha girato un filmato in omaggio alla bellezza unica di questa grotta e all’incredibile lavoro di chi, per più di un secolo, ha dedicato energie e risorse a studiarla. Il video, realizzato da Andrea Lona e Manuel Marchiori nel giugno 2018, mostra in 1 minuto e mezzo di timelapse le 4 ore in cui la Coppa di Pitagora si dispiega a Bus de la Spia, in quel periodo dell’anno.