Il Presidente della Federazione andalusa di speleologia, José Antonio Berrocal, ha rilasciato alcune dichiarazioni sull’operato dei soccorritori, tenendo aperta la speranza di trovare vivo il piccolo, mentre si scava su due fronti.

josé antonio berrocal Federazione Speleologica Andalusa
Il presidente della Federazione Speleologica Andalusa José Antonio Berrocal

Ancora nessun contatto con il bimbo di due anni caduto, nella giornata di domenica, in un pozzo per l’acqua di circa 100 metri di profondità nella città maleghese di Totalán, in Spagna. Dopo aver individuato il suo zainetto nel pozzo a 73 metri di profondità, sono stati vani i tentativi di aspirare una frana che occlude il buco, e da 24 ore si stanno scavando due gallerie, una parallela al pozzo, l’altra obliqua, per raggiungere il piccolo sotto la frana, probabilmente entro le prossime 24 ore. Il Presidente della Federazione Andalusa di Speleologia spegne le polemiche sulla lentezza dei soccorsi, spiegando le difficoltà e i protocolli da rispettare negli interventi di questo tipo e da speranze di trovare il bimbo ancora vivo.

Il Presidente della Federazione andalusa di speleologia, José Antonio Berrocal, ha rilasciato alcune dichiarazioni sull’operato dei soccorritori riferendosi a coloro che credono che ci sia voluto molto tempo per agire, crede che “in ogni tipo di intervento, è necessario innanzitutto valutare le molte variabili che intervengono in ogni emergenza”.

A questo proposito, ha sottolineato “due principi fondamentali: che il soccorritore non deve correre alcun pericolo e valuta in quale situazione si trova la vittima” e se la risposta è “comporta un ritardo di sei ore fino a quando la situazione è valutata scientificamente e coscienziosamente, deve essere accettata come parte del protocollo di emergenza”, informa Efe.

Berrocal ha assicurato ai giornalisti che crede in “un piccolo miracolo” e confida che Julen possa essere vivo, perché ci sono state altre esperienze, in riferimento a terremoti o grotte in cui si è verificato questo tipo di isolamento “e dopo un sacco di ore, anche giorni, la persona è stata salvata. “

“Il problema potrebbe essere il tampone creato dalla frana sopra al bambino che impedisce la circolazione dell’aria; se c’è terra bagnata non passa ossigeno, ma in genere in una frana sospesa ci sono blocchi di pietre a contrasto e in questo caso c’è spazio per far passare ossigeno” ha spiegato José Antonio Berrocal, che aggiunge “è importante anche la posizione in cui si trova il bimbo nella cavità” e “in caso di perdita di coscienza le funzioni vitali ridotte fanno consumare meno ossigeno”.

Fonti:
https://www.elmundo.es/andalucia/malaga/2019/01/16/5c3ece39fdddffce1d8b469c.html
https://www.elmundo.es/andalucia/malaga/2019/01/17/5c401f55fc6c83a5118b45da.html

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