Tre cunicoli a sezione ogivale, rivestiti di concrezione calcarea, convergono in una piccola cisterna rettangolare poco profonda

cunicolo adeduzione delle acque
Nella foto, uno dei tre cunicoli di adduzione’

Nel cuore della Sabina, lungo l’antico tracciato della via Salaria, presso la frazione di Osteria Nuova (provincia di Rieti), si trova un complesso di adduzione delle acque interamente scavato nella roccia:
tre cunicoli a sezione ogivale, rivestiti di concrezione calcarea, convergono in una piccola cisterna rettangolare poco profonda; uno ha andamento est-ovest, un altro nord-sud, il terzo nord/est–sud/ovest.
Il piano pavimentale di ciascuno presenta una lieve pendenza dalla parete di fondo allo sbocco. Su vari tratti delle pareti sono ancora ben visibili le tracce degli strumenti impiegati nell’opera di realizzazione.

Non sappiamo a quale epoca risalga la realizzazione del sistema cunicolare‘ – ammettono gli esploratori Elena Felluca e Tullio Dobosz, che hanno rilevato l’acquedotto per una ventina di metri – L’acqua è da sempre un bene prezioso, indispensabile per la sopravvivenza degli esseri umani, ma era anche utile all’irrigazione, all’allevamento e, in tempi più evoluti, veniva utilizzata la sua forza motrice, quindi, sebbene sia facile ipotizzare un uso prolungato nel tempo, con eventuali modifiche, la datazione dell’impianto resta incerta.


La via Salaria era una delle Vie Consolari, sicuramente in uso prima della fondazione di Roma, che collegava la Sabina con l’Adriatico, lungo la quale sorgevano vari insediamenti, o punti di sosta, e si sa quanto fosse consueta, in antichità, la scelta dei luoghi ricchi di acqua ove stabilire dei centri abitati, anche quelli di estensione ridotta: erano preferite le zone nei pressi delle sorgenti, al fine di assicurare un continuo e costante rifornimento idrico.

I dati, le misure e le foto di questa nuova cavità saranno messi a disposione della comunità speleologica e scientifica con l’inserimento nel Catasto delle Cavità Artificiali, a cura di Barbara Bottachiari.

Elena Felluca

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