Dato che all’omonima serata del raduno di Casola c’era tanta gente, e che la maggior parte è rimasta delusa per essersi trovata di fronte ad una sessione di cabaret piuttosto che ad una lezione seria, eccomi qui a cercare di farvi migliorare un pochettino la qualità delle vostre foto in grotta fatte con le cosiddette macchinette del c…, cioè le compattine economiche.
In super-sintesi, ecco i tre consigli fondamentali: poi, se volete approfondire, leggete anche il resto.
1) squadra minima da 3 persone: fotografo, due persone che mettono le luci e/o fanno da modelli. Chi non contribuisce a fare foto deve stare fuori dalle scatole, altrimenti disturba e basta!
2) NO luce proveniente dalla stessa direzione della macchina fotografica (quindi: niente flash!). Una luce laterale e, magari, un’altra in controluce (rivolta verso la fotocamera) schermata da una persona o dalla roccia. Non serve avere i faretti: con le mega-luci a led sui caschi che abbiamo adesso, tutto è possibile.
3) Se ambienti grandi o luce insufficiente, usate il cavalletto (basta un piccolo treppiede) ed autoscatto 2 secondi per non indurre vibrazioni alla fotocamera.
Se poi avete dei cellulari di fascia medio-alta, allora ignorate i consigli, puntate e scattate! Nonostante abbiano sensori molto piccoli, le ottiche Carl Zeiss o Leika (a volte doppie), unite a potenti software integrati di fotoritocco, generano delle immagini strepitose!
Approfondiamo…
Come prima cosa dovete avere un minimo di consapevolezza di cosa avete in mano; quindi andate subito a leggervi la scheda tecnica della vostra macchinetta.
Sensore
più grande è la dimensione fisica del sensore e maggiore è la qualità della fotografia. Nelle reflex professionali il sensore è grande come un vecchio negativo di fotografia: 36×24 mm. Nelle altre reflex o nelle mirrorless, è grande metà (APS-C); diminuisce sempre di più fino ad essere 1/12 nelle compatte di alto livello e 1/36 nelle compatte più piccole.
Megapixel
ormai ce ne sono in abbondanza per tutti. Non è vero che più megapizel ci sono, meglio è. Come regola sulla qualità si usa la densità di pixel per mm²: quindi il rapporto “dimensioni sensore” / megapixel deve essere il più basso possibile.
Regolazione manuale di tempi Tv ed apertura diaframma Av
indispensabile per pilotare la quantità di luce da memorizzare, ma questa è una funzione avanzata per speleofotografi più navigati.
Messa a fuoco manuale
in condizioni di scarsa illuminazione o in controluce, l’autofocus non ce la fa a mettere a fuoco il soggetto e bisogna intervenire manualmente, generalmente selezionando sul display il punto dove far mettere a fuoco o spostando l’apposito quadratino sulla zona interessata.
Obiettivo (grandangolo max 28mm eq.)
Più bassi sono i mm, più riusciremo a riprendere un ampio campo visivo (simile a quello percepito dai nostri occhi).
La misura di un obiettivo è sempre rapportata ad un sensore full-size di 35mm (quel “eq.” o “equivalente” che troviamo in fianco ai mm); per questo, quando compriamo un obiettivo per reflex dobbiamo sapere qual è il rapporto di moltiplicazione per arrivare a quel “eq” (ad es. le Canon reflex medio-basse hanno un rapporto di moltiplicazione di 1,6 e con un obbiettivo 10-22mm in realtà avrò un 16-28,8mm). Più piccolo è il sensore e più grande è il moltiplicatore.
Autoscatto 2 sec.
quando lavoriamo in cavalletto è impensabile scattare a mano senza muovere minimamente la macchina; per evitare il mosso serve operare sempre in autoscatto; assicurarsi che ci sia quello a 2 sec (o regolabile) perché non tutte ce l’hanno ed aspettare 10 sec per ogni foto è una palla tremenda!
Formato RAW
questo formato di memorizzazione delle immagini (invece di JPG) consente di memorizzare quello che il sensore “vede” al momento dello scatto e consentirà di cambiare poi a casa, con i programmi di foto-ritocco, alcuni parametri di regolazione che magari ci si era dimenticati di impostare e di ritoccare molto più facilmente la fotografia. Avere una foto in RAW è come avere il negativo: ne attesta la proprietà in caso di copia illegale da parte di terzi.
ISO
Questo parametro indica quanto sensibile alla luce è il sensore:
numero basso = poca sensibilità e quindi poca luce catturata;
numero alto = tanta sensibilità alla luce e quindi è in grado di catturarne di più nello stesso tempo di esposizione.
Più alto è l’ISO e più aumenta la sensibilità alla luce, ma aumenta anche la quantità di “rumore” (la sgranatura) che il sensore registra per “forzare” l’illuminazione. Questo fenomeno è più marcato nelle macchine fotografiche con dimensioni fisiche del sensore più piccole (compatte), mentre diminuisce moltissimo nelle reflex di fascia media e bassa; nelle reflex di fascia alta con dimensioni sensore pieno (35mm) questo problema si riduce drasticamente.
Quindi fate delle prove a casa per capire fino a che ISO potete spingere la vostra fotocamera per avere risultati decenti alle vostre aspettative. Se siete in grado, piuttosto lavorate sulla regolazione dei Tempi o dell’Apertura per aumentare la luce memorizzata.
Il sito internet, numero uno al mondo, dove trovare tutte le informazioni, le prove e le comparazioni di qualsiasi macchina fotografica è il Digital Camera Review http://www.dpreview.com, ma purtroppo è solo in inglese.
Distinguiamo subito due tipologie di foto, che hanno un approccio completamente diverso:
1) foto veloci con macchinetta in mano
2) foto un po’ più serie con macchinetta in cavalletto.
1) foto veloci
Le fai durante la progressione in gruppo o in fase esplorativa, quando non hai molto tempo da poter dedicare alla fotografia.
Prediligere ambienti piccoli in modo da averli sempre abbondantemente illuminati.
Tenendo la macchina in mano, conviene impostarla prevalentemente in automatico, cioè lasciar decidere a lei tempi, apertura di diaframma ed ISO in base alla luce disponibile.
Avendo ben illuminata la scena, i tempi di scatto saranno brevi e non avrete la foto mossa. Se i tempi che la macchina vi propone sono superiori a 1/60 di secondo, bisogna aumentare l’illuminazione o passare al treppiede.
Per ridurre il mosso, appoggiare il corpo alla parete o appoggiare la fotocamera alla roccia.
2) foto in cavalletto
Si fanno quando si vuole ritrarre ambienti più grandi. Qui bisogna studiare maggiormente la scena e preparare la disposizione delle luci. Essendoci tempi lunghi di esposizione, si deve usare necessariamente il cavalletto. Vi consiglio di impostare la fotocamera nella modalità Av che consente di comandare volontariamente l’apertura del diaframma e lasciare alla fotocamera di stabilire i tempi.
Nella modalità Av, regoliamo l’apertura del diaframma (F), cioè la grandezza del foro attraverso cui passa la luce che raggiunge il sensore. Ma quello che interessa a noi è che regoliamo anche la profondità di campo. Con questo termine si indica quanto a fuoco saranno gli oggetti che si trovano davanti e dietro al soggetto che stiamo fotografando.
Grande profondità di campo = tutto a fuoco e visibile (paesaggi)
Bassa profondità di campo = a fuoco solo il soggetto (ritratti o macro)
A seconda di come regoliamo F, cambiano anche i tempi di esposizione:
F alto = apertura piccola = poca luce = profondità ampia (tutto a fuoco) = tempi lunghi
F basso = apertura grande = tanta luce = profondità ridotta (a fuoco solo il soggetto) = tempi brevi
Vi raccomando: è molto importante curare anche l’etica della foto! Quando la pubblicate, trasmettete molti messaggi. Quindi niente persone sopra le concrezioni, non mostrare che si toccano (è la prima regola che si dice quando accompagniamo qualcuno in grotta), niente posizioni da dominatore (tipo cacciatore di leoni col piede sopra la preda appena uccisa), ecc… Insomma, mostrate che abbiamo rispetto dell’ambiente in cui ci troviamo.
Spero che queste righe vi siano state utili; vi auguro buoni scatti!
Sandro Sedran
Coordinatore S-Team