La giornata di ieri lascia sul campo 11 morti e quattro feriti gravi in ospedale oltre ad altri feriti lievi.
La piena di ieri ha travolto due comitive di turisti accompagnati dalle guide, in tutto 36 persone, impegnati nella discesa di una forra sul Pollino.

La discesa dei canyon, detta canyoning, è una pratica molto diffusa in Italia soprattutto nel periodo estivo, derivata dalla speleologia per tecniche e materiali; si è via via differenziata muovendo un certo numero di turisti dell’estremo che si affidano a guide autorizzate e specializzate.

Da questo quadro drammatico emergono domande e criticità che dovranno essere verificate in ambito giudiziario; secondo il Prefetto in questa attività sicuramente programmata non è stato tenuto conto delle previsioni metereologiche e per questo si profilano diversi reati che sarà la Magistratura a definire.

Dal torrente i soccorritori, tra cui anche una trentina di tecnici del CNSAS specializzati nel soccorso in forra, hanno tirato fuori tutte e 36 le persone, di cui 10 morti a cui si è aggiunto un altro decesso avvenuto in ospedale dopo il ricovero, probabilmente causato dalle lesioni riportate (la notizia dell’undicesimo morto non è tuttora confermata). I tre dispersi che sono stati cercati fino a questa mattina sono stati ritrovati accampati vicino alla forra in buone condizioni fisiche in un luogo dove non c’era copertura radiomobile.

Al di la dei numeri esatti, questo è uno degli incidenti più gravi mai verificatosi in Italia nella pratica di uno sport outdoor.

Dovremmo cominciare a chiederci se la fruizione della montagna e degli ambienti impervi può essere messa così a disposizione di tutti, proponendo una discesa di canyoning come una scampagnata per famiglie, una ascesa al Cervino come una bella avventura (ieri è morto un alpinista sul Cervino), un trekking impegnativo come una passeggiata al parco, una immersione come un tuffo in piscina. Tutto in nome di un turismo che può rilanciare la montagna creando posti di lavoro.
La montagna non è assassina, il torrente non è assassino, la grotta subacquea non è maledetta.

Tutto va affrontato con preparazione e consapevolezza e la Montagna non è per tutti. Mettetevelo in testa.
Andrea scatolini

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