Questa settimana se n’è andato un personaggio della Speleologia Italiana poco avvezzo alle chiacchiere se non fossero scambiate davanti ad un bicchiere e a tema rigorosamente specifico: Grotte.
L’Architetto, come amava chiamarlo suo figlio Mayo, Renzo Moro per gli altri, era un tipo dall’aspetto burbero, carattere deciso e risoluto, che tra gli anni ’50 e ’60 fu molto attivo nel CSIF UDINE, gruppo che tra poco compie 120 anni di attività.
L’ho sempre sentito nominare da Mayo, che oltre a raccontarmi di come questo padre ha insegnato e trasmesso l’andare in grotta a suo figlio, me ne parlava come di un Mito, inarrivabile.
Poi l’ho conosciuto al raduno di Negrar, quando offrendogli un bicchiere di grappa si è impossessato della mia bottiglia smezzandola in 3 minuti e ho dovuto faticare non poco per riprendermela e farla durare un’oretta.
Forse per la bravura dell’Architetto o forse per la caparbietà di Mayo, la passione, l’esperienza, la voglia, il rigore scientifico, sono passati alla generazione successiva, senza che la grande figura del padre avesse messo in ombra quella del figlio che come molte volte accade di fronte al peso di una così grande eredità si da ad un altra attività in tutt’altro campo, dove non verrà mai chiamato “Il figlio di Moro”
All’architetto dico grazie; grazie per quello che hai fatto, per quello che hai trasmesso e per quello che ci hai lasciato: Un Mayo Giuseppe Moro che sicuramente non riuscirà mai ad arrivarti, ma che con il suo stile sta mettendoci del suo in questo nostro piccolo mondo.
A Mayo uno dei miei più cari amici speleo, a Ughetta e a tutta la famiglia, un abbraccio fraterno.
Andrea Scatolini – Scintilena