Dopo decenni di disinteresse, le “grotte/miniere” delle colline intorno a Verona sono tornate nell’obiettivo degli speleologi. Le esplorazioni condotte negli ultimi tre anni dall’Unione Speleologica Veronese hanno portato alla mappatura e allo studio geologico di tre di queste grotte, con risultati molto importanti dal punto di vista scientifico (si veda ad esempio la comunicazione che abbiamo fatto qui) e hanno riacceso l’interesse esplorativo su queste grotte tanto trascurate.

Sabato scorso, siamo tornati in una delle grotte in questione, la Desora, per fare fotografie e completare un rilievo geologico. All’imbocco del pozzetto artificiale di accesso, abbiamo notato la traccia lasciata da altri speleologi: in aggiunta ai 5 fix con relative placchette lasciati da noi, infatti, abbiamo trovato due nuovi spit, peraltro inutili e pericolosi in quanto mal piantati e mal posizionati.

Una volta scesi, con nostra grande sorpresa abbiamo constatato che c’è stato un crollo piuttosto imponente subito prima della sala principale; si è staccato dal soffitto un blocco di almeno un paio di metri cubi, ed è un peccato perché sotto di esso si sviluppava una morfologia mammellonare piuttosto bella (si vedano le foto 1 e 2).

Foto 1. Foto di qualche tempo fa scattata alla Grotta Desora. Si noti la morfologia mammellonare sopra la testa della speleologa

Foto 2. Questa foto è stata scattata sabato scorso e mostra lo stesso punto della grotta ripreso nella foto 1

Superato il crollo ci siamo accorti che un punto particolarmente significativo della grotta era stato manomesso. Si tratta di un piccolo meandro ancora occluso da ocra e areniti fossilifere (foto 3); questa infatti è una grotta paleocarsica, in origine completamente riempita di ocra limonitica che è stata successivamente estratta (da cui l’appellativo di “grotta/miniera”).
Foto 3 - Foto scattata qualche tempo fa vicino al crollo mostrato nella foto 2. L'ocra che si vede negli strati in alto è stata scavata via a suon di martellate

Qualche sconsiderato ha pensato bene di scavare la parte superiore dell’affioramento per portarsi via un po’ di ocra; per fare questo, ha rovinato uno dei pochi punti della grotta risparmiati dall’attività mineraria, e che ancora conserva i riempimenti il cui contenuto fossilifero ha permesso di datare la grotta all’Eocene superiore, circa 35 milioni di anni fa. Questa bella azione equivale a portarsi via, staccandolo a martellate, un pezzo della Venere di Milo, o ritagliare un pezzo di quadro dal Louvre per farne un souvenir. Ci chiediamo se anche la frana sia stata indotta deliberatamente, magari per la ricerca di fossili.

Questa grotta è una delle testimonianze paleocarsiche tra le più importanti d’Italia, e gli studi su di essa sono ancora in corso. Chiediamo a tutti gli speleologi che volessero visitarla di muoversi con particolare riguardo e prudenza. Vale la solita condotta che ogni bravo speleologo pratica sempre: non raccogliere niente e non lasciare niente. Se proprio non potete resistere alla tentazione di portarvi via un poco di ocra, ci sono frane ovunque dove potrete (a mani nude) raccogliere il vostro campione: ma, per l’amor del cielo, non scavate e non martellate. Grazie.

Guido Gonzato, Unione Speleologica Veronese

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