Cul di Bove: un nuovo mondo si spalanca ai nostri occhi!
di Paolo Turrini, Roberto Pettirossi

Entriamo in grotta verso mezzogiorno di sabato, siamo io, Roberto Pettirossi, Aldo Zambardino, Emiliano Poeta, Francesca Bompadre, Ivan Martino e Giovanni Grillo. Arriviamo in tre ore circa al traversone, la via d’accesso alla Via Maestra, il nuovo tratto di grotta. Aldo si ferma a sistemare l’armo, poi uscirà a causa di un dolore al ginocchio.
Noi procediamo oltre, Emiliano e Francesca rimangono indietro a rilevare, io e Roberto, ci mettiamo i pantaloni da pescatore, le waders, le famigerate “pontonier della decatlon” rinomiante “Le Pantegane”, in un momento di particolare introspezione… Disarmiamo i traversi aerei che ora non servono più e ci buttiamo nelle melma per andare a disostruire alla strettoia soffiante.
Questa volta l’aria non è forte come la volta precedente.
Con il trapano hilti di Paolo Forconi facciamo in fretta, quattro manzi e la pratica è fatta, il passaggio è aperto! Dall’altra parte ci affacciamo su un bel meandro che procede deciso. Nel frattempo il resto del gruppo si è ricompattato, arrivano anche Ivan e Giovanni, urliamo ad Emiliano di prendere tutte le corde, armiamo e scendiamo alla base del meandro, lo percorriamo per un tratto fino ad arrivare alla sommità di un salto, l’ambiente è grande, di fronte, dall’altra parte dello sfondamento, un finestrone indica la prosecuzione evidente del meandro, lo illuminiamo e rimaniamo estasiati ad ammirarlo.
Il meandro percorso in questo nuovo tratto di grotta è pulito, fortunatamente non c’è più la melma e cosi ora possiamo levare le waders “Pantegane”, quindi armiamo il pozzo per vedere se questo è uno sfondamento chiuso del meandro. Invece, sorpresa, alla base del pozzo, il meandro retroverte completamente e passato un restringimento riprende il suo percorso ampio e deciso.
Ben presto ci fermiamo davanti ad un pozzo, gli ambienti sono grandi, l’euforia tanta. Cosa interessante, l’aria che prima di raggiungere il finestrone veniva da dietro di noi, cioè noi si andava nella stessa direzione della corrente d’aria, ora invece, nel punto in cui il meandro retroverte, l’aria ci viene in faccia.
Forse l’aria di questo meandro confluisce nel finestrone?? Cioè c’è un’aria che viene dalla via principale della grotta ed un’aria che viene dal meandro che stiamo esplorando e tutte e due confluiscono nel finestrone, per andare chissà dove?? Siamo quindi di fronte ad una biforcazione, una via dove va l’acqua e l’altra dove va l’aria?? Noi ora ci troviamo di fronte ad un bel pozzo, lo armiamo e scendiamo, procediamo per un tratto e poi ancora il meandro sfonda in un grosso ambiente, scendiamo, il pozzo sarà di una ventina di metri, alla base una bella sala, poi un lago di fango che ci costringe a risalire lateralmente.
Al di là, il meandro riprende inesorabile verso sud, armiamo un’ altro salto e poi continuiamo a viaggiare lungo il meandro verso est. Ad un certo punto sulla destra intercettiamo l’innesto di un meandro, è una cattura orizzontale lo risaliamo per un tratto, poi riprendiamo la via principale verso valle.
Procediamo fino a raggiungere uno slargo, dall’alto un arrivo d’acqua scende da un grosso fuso, continuiamo ancora, alla fine, arriviamo di fronte ad una zona allagata, davanti a noi il meandro alto venti-trenta metri procede dritto, ma per percorrerlo serve traversare alti ed occorre mettere una corda di protezione… Non abbiamo più nulla con noi, abbiamo usato tutto il materiale a disposizione.
Sono le 4 del mattino e decidiamo di fermarci qui, siamo ormai sazi ed ampiamente ricompensati dalla grotta. La via verso l’uscita sarà lunga e faticosa, ci vorranno 6 ore per raggiungere l’esterno. D’altro canto, ormai ai circa due chilometri di sviluppo della vecchia grotta, va aggiunto un altro chilometro di meandro nuovo de pacca…

In conclusione, la grotta sembra biforcarsi con due vie evidenti, una la prosecuzione del meandro, diciamo la via dell’acqua che si sposta prendendo direzioni sud/est e l’altra la galleria fossile che si intravede dal finestrone, orientato dalla parte opposta in direzione nord, l’aria sembra andare tutta lì dentro…

In esterno Forconi ha fatto una ricognizione ma non ha trovato alcuna evidenza di ingressi bassi, questo sta ad indicare che la forte corrente d’aria che percorre la grotta probabilmente ha ancora molto da viaggiare in profondità prima di sbucare in esterno…
L’esplorazione in grotta comincia a farsi impegnativa considerando che stavolta la punta è durata 22 ore, l’impressione è che il bello deve ancora arrivare…

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