Con la “benedizione” di Mila Bottegal della Segreteria Nazionale dell’SSI pubblichiamo volentieri la posizione dell’SSI riguardo il TAV a Trieste:



In merito a quanto si va discutendo in questi giorni sulla lista SpeleoIt riguardo la questione “Corridoio 5, linea Rochi-Trieste”, la scrivente Segreteria della
Società Speleologica Italiana rende noto quanto segue.

Su sollecitazione del presidente della Federazione Speleologica Regionale FVG, e su iniziativa di alcuni speleologi triestini, la Società Speleologica Italiana, in quanto Associazione di protezione ambientale riconosciuta, ha prodotto e inviato agli uffici preposti, nei termini di legge, delle osservazioni riguardanti la tutela delle cavità e dei fenomeni carsici interessati dal progetto della nuova linea AV/AC Venezia-Trieste (tratta Ronchi dei Legionari-Trieste).

Inoltre speleologi e ambientalisti dell’area monfalconese (GO) si sono attivati per produrre delle osservazioni in merito al tratto ricadente in quell’area e hanno preso parte a diversi dibattiti e riunioni sull’argomento, spiegando i problemi cui si andrebbe incontro (soprattutto idrogeologici) con un’opera come quella prevista.

Allo stesso tempo si segnala che, sempre con le stesse procedure, la SSI ha inviato delle osservazioni per quanto riguarda il progetto detto “Penetrazione Nord” (altri 14 km di gallerie sotto il Carso).

È da tener conto – comunque – che il problema del progetto ferroviario della linea AV/AC si colloca in una situazione più grave e complessa per il Carso classico (quello alle spalle della città di Trieste). Infatti il ristretto territorio carsico (sotterraneo e superficiale) per antonomasia, è destinato a scomparire oltre che per l’urbanizzazione e antropizzazione incontrollata, per le grandi o medie opere previste o in fase di attuazione (allargamento del campo da golf a Padriciano, parcheggi a Opicina, Grande Viabilità Triestina: tratto Padriciano-Cattinara, terza corsia autostradale, Penetrazione Nord, linea AV/AC, ecc.).

Tutto ciò senza che siano stati interpellati coloro che conoscono più di tutti il sottosuolo carsico: gli speleologi!

È indubbio che – come accennato in qualche mail – una volta espletata la fase burocratica sia da passare alla fase di sensibilizzazione pubblica (ricordiamo che, nell’Anno Internazionale dell’acqua dolce, si vorrebbe compromettere l’idrologia del fiume carsico per eccellenza: il Timavo), opera di sensibilizzazione che negli anni ’70, quando si pensò di installare sul Carso triestino una enorme Zona Industriale, portò alla raccolta di oltre 65.000 firme contrarie al progetto.

Tocca quindi ora alle associazioni speleologiche locali (magari con l’appoggio di quelle nazionali e internazionali) sensibilizzare l’opinione pubblica su quello che si sta prospettando come il più grande scempio in ambiente carsico.

La segreteria della

Società Speleologica Italiana

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