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DiScintilena

Apr 18, 2003

Lusiana-Notizia di Michele Tommasi



Giornale di Vicenza di mercoledì 16 aprile 2003



Lusiana. Lunga quasi due chilometri a 410 metri sotto terra: è la cavità
“Abri Sassi” nota già dall’ 87



La grotta dei laghi limpidissimi

Nuova scoperta degli speleologi 18 ore per esplorarla, e non è finita



di Cristiano Carli



Al Gruppo speleologico Sette Comuni il mondo sotterraneo dell’Altopiano
non smette di fornire
occasioni per esplorazioni.
La grotta Abri Sassi, nell’omonima contrada in Comune di Lusiana, a 740
metri s.l.m., era stata scoperta dagli speleologi altopianesi nel 1987.
La sua individuazione era stata resa possibile grazie alle segnalazioni
degli abitanti del luogo, che riferivano di un soffio di aria calda proveniente
da una fessura del terreno, che faceva fiorire una vicina pianta di corniolo
anche in inverno. Di tutte le indicazioni di questo genere, molte si rivelano
non troppo veritiere; invece questa volta, grazie a una campagna di scavo
proseguita per molte domeniche, necessaria per liberare la fessura copertasi
negli anni di foglie e detriti, si scoprì quella che sarebbe diventata una
delle grotte più belle e interessanti del vicentino.
Dopo la discesa di un primo pozzetto di pochi metri, gli speleologi ebbero
accesso, attraversando cunicoli e gallerie, a pozzi e meandri. Non senza
difficoltà si riuscì a esplorare quasi due chilometri di grotta, arrivando
a 360 metri di profondità nel giro di pochi mesi. Seguirono, negli anni
successivi, impegnative spedizioni per rendere meno pericolosa la grotta,
allargando i troppi passaggi stretti che lasciavano passare solo i più esili.
Poi l’esplorazione subì un rallentamento, sia perchè alcuni lavori di scavo
non avevano dato i risultati sperati, sia perchè nel frattempo altre grotte
avevano attirato l’attenzione del Gruppo. Ci si era fermati a una fessura,
oltre la quale c’era un pozzo. Questo fino al 31 marzo scorso, quando quella
ennesima strettoia è stata allargata, consentendo di proseguire nell’esplorazione
(in tutto 1925 metri) in quello che è stato subito ribattezzato il “Pozzo
nero”, profondo una trentina di metri, sul cui fondo precipita fragorosamente
una grossa cascata proveniente da una parte ancora sconosciuta della grotta.
Sul lato sud del pozzo il meandro riparte, ed è stata percorsa un’altra
ventina di metri in discesa, fino a quota – 410, dove un’altra strettoia
ha per ora fermato nuovamente le esplorazioni su di un saltino. Ma quanto
visto finora ha permesso al gruppo Speleo di acquisire molte conoscenze
su questa cavità.
«Si tratta di una grotta molto lunga e impegnativa – racconta lo speleologo
asiaghese Pierantonio Rigoni, che è sceso nella Abri Sassi assieme ai colleghi
Loris Vellar, Giacomo Silvagni, Giorgio Caccia e Adriano Rigoni – formata
da una lunga spaccatura in discesa intervallata da una decina di pozzi,
il più profondo dei quali, il ‘Tropical mix’, misura circa settanta metri.
La parte più difficile da percorrere è costituita dai meandri in cui tratti
strettissimi possono essere lunghi anche decine di metri e lungo i quali
si fa veramente tanta fatica a progredire. Basti pensare che per percorrere
il tragitto di sola andata fino all’attuale fondo, portando il sacco con
il materiale, sono necessarie 6-7 ore e naturalmente almeno altrettante
ne occorrono per tornare alla luce. L’ultima esplorazione ha richiesto una
permanenza in grotta di quasi 18 ore: siamo entrati alle nove di domenica
mattina e usciti alle tre e mezza di lunedì notte». Un lavoraccio, insomma,
ma ben ripagato dalle emozioni che si provano lì sotto: «È una grotta dura
ma bellissima – dice Rigoni – soprattutto nei tratti di meandro attivo dove
alle marmitte si alternano veri e propri laghetti di acqua limpidissima.
Essendo l’attuale profondità di circa 400 metri e lo spostamento in pianta
di circa 700 metri in direzione di Santa Caterina, le attuali estreme zone
di esplorazione si trovano ad una quota di 340 s.l.m. e 240 metri sotto
le case della contrada Xilli. Siamo perciò ancora a un paio di chilometri
di distanza dalle sorgenti più vicine con un dislivello approssimativo di
150 metri. Questo può far supporre che se la grotta dovesse proseguire ancora
per molto, come sembra far presagire la forte corrente d’aria che la percorre,
si potrà scendere ancora per poco. Sarà forse più probabile incontrare delle
zone formate da condotte sub-orizzontali che condurranno al livello freatico
di base del massiccio. Ma queste sono soltanto delle supposizioni che dovranno
essere confermate o smentite». E lo saranno probabilmente tra non molto,
perchè questa avventura del Gruppo Speleo Sette Comuni riprenderà nelle
prossime settimane.

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