di Filippo Felici
Esplorazioni in Pian Cansiglio – News

La realtà questa volta ha superato la fantasia. Lì, a – 180 sotto quellla sterminata piana di un massiccio esteso come tutte le alpi apuane e dove nessuno ipotizzava altro che abissi verticali ed inghiottitoi, finalmente il mostro è stato svelato e la porta di accesso verso il sistema di gallerie di oniriche fattezze è stata spalancata.
Riassumendo la storia:
Parliamo del Bus della Genziana.
Negli anni 70 viene esplorato dal Gruppo di Vittorio Veneto e da alcuni della XXX Ottobre il ramo nuovo, detto anche degli “Omini Verdi”, un lungo meandro che sembra non finire mai (poco meno di un chilometro). Poco si sa sulle sue prosecuzioni. Un punto interrogativo alla sua fine, stampato sul rilievo fanno pensare ad alcune strettoie da disostruire. Il rame cade più o meno nel dimenticatoio. Fino ai giorni nostri.
Maggio 2007: il gruppo di Vittorio Veneto riarma i due saltini (un 8 e un 10) del ramo con l’intenzione di ridare un’occhiata a quel punto interrogativo.
Agosto 2007: durante il campo in Cansiglio organizzato da i gruppi di Ferrara, Urbino, Pordenone e Sacile si rientra in quel ramo, portando materiale da disosstruzione. Superati i 30 metri di strettoia finale ci si accorge che quegli ambienti erano già stati superati nel 1975 ma che nel rilievo non compaiono. Due giorni dopo si è già giù di nuovo. Si rilevano circa 300 metri di gallerie mentre vengono perlustrate nuove possibili prosecuzioni. Ci si ferma per sopraggiunta stanchezza. L’aria è tanta.
Settembre 2007: Viene fatta chiarezza tra il Gruppo di Vittorio Veneto e gli organizzatori del campo estivo sulla “paternità” delle esplorazioni e si decide di proseguire le esplorazioni con squadre “miste”.
Ottobre 2007: Andrea e Valerio di Vittorio Veneto raggiungono le parti nuovi ed esploreranno circa 500 metri di un’enorme Forra ed una zona riccamente concrezionata. Ci si ferma per sopraggiunta stanchezza.
Novembre 2007: Valerio di Vittorio Veneto ed Io esploriamo circa 700 metri di gallerie (a tratti enormi) rilevandone circa 500. La cosa più importante è, però, l’essersi accorti che si è entrati in un reticolo di grandi forre, sovrastate da un dedalo di gallerie fossili che “galleggiano” a circa 150 metri sotto i prati del Pian Cansiglio. La direzione predominante di queste gallerie è giusto verso ENE, direzione Bus della Lum e, guarda guarda, l’Abisso del Col della Rizza. Ci si ferma per sopraggiunta stanchezza.
Ultima punta (Dicembre 2007): Partecipano Valerio di Vittorio Veneto, Roberto Corsi di Ferrara, Simone Scarselli e Luigi Russo di Città di Castello, Giovanni Bardino di Urbino ed Io. L’obiettivo è spostarsi sotto la piana, il più possibile. E l’obiettivo si è avverato, eccome. Il forrone che si percorre, è lunga, sembra infinita (anzi, secondo me, lo è). “Cansiglio Mon Amour”, scrivo io sarà il nome di quella forra. I bivi sono molteplici, tutti neri. Al di là del nero, il bianco. Sulle nostre teste occhieggiano i freatici, ci dicono, ridendo “ciao ragazzi, vi aspetto”. Una di queste prenderà il nome di “ADopo”.
Ci si ferma di nuovo per sopraggiunta stanchezza con la consapevolezza che non è finita.

A proposito: avevamo più o meno tutti la sola luce a led. In certi posti, credetemi, eliminando la carburo, viene eliminata metà della fatica.

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