E’ il nuovo libro dell’infaticabile Natalino Russo, ci siamo incontrati l’altr’anno per la prima volta con Nat; poche parole, silenzi e qualche battuta, eppure è come se lo conoscessi da sempre. Ho letto il suo primo libro tutto d’un fiato, “Fratture” era un viaggio interiore, una visione molto intima della grotta, il suo personaggio Mohole che esce dalla città e si scopre diverso sulle montagne, e scopre se stesso e la grotta.

Il nuovo libro ovviamente non l’ho letto, anche perchè verrà presentato al Trento Film Festival, la rassegna internazionale del cinema di montagna che inizierà il 29 aprile. “La Via di Santiago” è edito da Vivalda, finito di scrivere in concentrazione quasi ascetica in un paesino dell’entroterra viterbese.

Ne abbiamo parlato un pò e già mi ha incuriosito, un cammino che molti fanno per devozione, anch’io una volta volevo farlo, per vedere cosa c’e’ sotto… e anche Natalino l’ha fatto così, proprio per Vedere Cosa c’e’ Sotto, perchè anche del nostro mondo sotterraneo si parla nel libro. Incredibile a credersi, ma il libro racconta le analogie del viaggio e l’esperienza dell’uscita in grotta, la speleologia vista come esperienza di vita. Non l’ho letto, io trovo la prima analogia nel fatto che il viaggio te lo prepari, prefiguri, programmi, poi durante il viaggio succede di tutto, imprevisti, sorprese, scoperte, e alla fine devi ricrederti e hai imparato molto, e aumenti il tuo bagaglio. Affronto il viaggio all’inizio con diffidenza, poi sempre più con conoscenza e cognizione, fino alla fine. Stesse cose, identiche, per una uscita in una grotta che non conosco.

Natalino ci tiene a puntualizzare le relazioni tra viaggio e speleologia che ognuno potrà trovare, riscontrare, e magari aggiungerne anche altre, chissà.

Veramente mi ha mandato anche la copertina… Nat, ti offendi se non te la pubblico adesso? Stò andando a dormire, domani ho una levataccia per speleofotocontest…

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