Con una serie di escursioni e visite guidate nelle più belle grotte del nostro Carso si è concluso domenica il 21° Congresso Nazionale di Speleologia, promosso e organizzato dalla Commissione Grotte “E. Boegan”, dal Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Trieste, dalla Federazione Speleologica Triestina e dalla Jamarska Sveza Slovenje e con il contributo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, della Provincia di Trieste, del Comune di Trieste e della Scuola Nazionale di Speleologia del CAI.
La manifestazione, che ogni quattro anni riunisce il Gotha della speleologia italiana, era stata inaugurata giovedì 2 giugno nei prestigiosi ambienti del MIB nel palazzo del Ferdinandeo, recentemente restaurato. Nella sala, gremita di speleologi provenienti da ogni parte d’Italia e dalla vicina Slovenia, hanno portato il loro saluto il soprintendente ai Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia, dott. Luigi Fozzati, Mario Privileggi, presidente della Società Alpina delle Giulie, Louis Torelli presidente della Commissione Grotte Boegan e quindi Furio Premiani per la Federazione Speleologica Triestina, Giampiero Marchesi presidente della Società Speleologica Italiana.
Il Congresso, il quarto a Trieste (dopo quelli del 1933, del 1954 e del 1963) è stato il modo scelto dalla speleologia italiana per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia, obiettivo perfettamente raggiunto in quanto fra le trecento persone che vi hanno partecipato erano presenti speleologi e studiosi provenienti da tutte le regioni, dal Piemonte alla Sicilia, dalla Sardegna al Veneto. Che il Congresso, il cui tema principale era la “Diffusione delle conoscenze”, abbia avuto successo è dimostrato dalle cifre: non solo il numero dei partecipanti è stato superiore a quello di tutti i congressi nazionali di speleologia svoltisi negli ultimi venticinque anni, ma lo è stato pure il numero dei relatori e degli studi presentati (più di 80 relazioni scritte e 17 studi illustrati su Poster), a dimostrazione non solo che la speleologia è disciplina ben viva e vitale, ma anche che Trieste ed il suo Carso continuano a mantenere quel fascino misterioso che li hanno resi famosi in tutto il mondo.
Alla fine dei saluti di rito ha aperto i lavori il noto carsologo Fabio Forti che ha compendiato in brevi parole i duecento anni di ricerche del mitico fiume Timavo. Sono seguite una dozzina di relazioni. Dopo la pausa pranzo i lavori sono ripresi con una sessione dedicata ai Catasti. La giornata si è poi conclusa con interventi sull’utilizzo dei siti WEB per la diffusione della speleologia.
La densa scaletta dei lavori ha visto nella mattinata di venerdì 3 giugno una ventina di relatori che hanno disquisito sulla didattica (12 contributi) e sul soccorso in grotta (3 contributi). Di notevole interesse la relazione dello sloveno Franc Maleckar che ha illustrato ai presenti quanto si fa nella vicina repubblica per preparare la gioventù al rispetto dell’ambiente, quello sotterraneo in particolare. I lavori del pomeriggio – sessione Turismo – sono stati aperti da un intervento dell’assessore regionale alla Pianificazione territoriale e Turismo, Federica Seganti, sul turismo speleologico nel Friuli Venezia Giulia e sono poi proseguiti con ampi interventi sul tema principale del Congresso: come documentare quanto si vede in grotta e soprattutto come farlo pervenire ai media – giornali e televisioni – in modo che sia corretto ma anche di interesse.
L’ultima giornata dedicata all’esposizione di studi e ricerche è stata aperta dal saluto del Presidente Generale del CAI, Umberto Martini, ed ha visto alternarsi ai microfoni una trentina di relatori con interventi che spaziavano da temi di estrema attualità, quali l’antropizzazione delle aree carsiche e il relativo degrado delle acque sotterranee, a studi di archeologia carsica, di chimismo delle acque carsiche, a indagini sulle forme di vita nell’ambiente sotterraneo. La serata si è quindi conclusa con la presentazione, in anteprima assoluta, della nuova versione del documentario “La ricerca del fiume nascosto”, il filmato girato per il National Geographic e che narra le vicissitudini legate alla ricerca del Timavo sotterraneo, dal 1839 ai giorni nostri.
La complessa macchina organizzativa, che ha coinvolto un’ottantina di speleologi di vari gruppi speleo di Trieste, ha permesso che la manifestazione si svolgesse senza intoppi, soprattutto per le escursioni in grotta, effettuate durante tutto il periodo del Congresso con il supporto anche dei volontari del Soccorso Speleologico (CNSAS): da giovedì a domenica oltre un centinaio di speleo provenienti dalle altre regioni hanno potuto visitare l’abisso di Trebiciano, la Grotta Skilan, la Grotta Gualtiero Savi, la grotta Impossibile, la grotta Nera e la Grotta Gigante. Grazie poi alla collaborazione degli speleo sloveni, parecchi congressisti hanno potuto scendere nella Grotte di San Canziano, nella Grotta Dimnice di Marcossina e nella Grotta di San Servolo.
Fra le manifestazioni collaterali va ricordata l’esposizione fotografica allestita nel palazzo nuovo dietro il Ferdinadeo, ed inoltre una seconda mostra in cui erano esposte le foto che partecipavano ad un concorso (vinto del veneto Sandro Sedran), dove una ventina di pannelli presentavano le realtà speleo delle varie regioni italiane mentre in un paio di bacheche erano esposti dei perfetti calchi di statuette preistoriche provenienti da tutto il mondo, una raccolta curata e preparata dal tecnico antiquario genovese Giuseppe Novelli e frutto di oltre quarant’anni di ricerche e lavoro.

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