In mancanza del comunicato ufficiale del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico del Lazio cerchiamo di capire come sono andate le cose, e cerchiamo di spiegarlo anche ai giornalisti.
Alcune grotte hanno la brutta caratteristica che quando fuori piove convogliano al loro interno molta acqua, quindi il semplice scorrimento si ingrossa e risulta scomodo uscire. Alcune volte non si esce perchè si aspetta semplicemente che diminuisca la portata dell’acqua, altre volta l’acqua arriva a coprire i punti su cui bisogna passare, quelli obbligatori, cioè quei punti che noi chiamiamo “armi”, ossia attacchi naturali o artificiali delle corde alla roccia. Quando l’armo è sott’acqua o è investito da una quantità tale di acqua che risulta conveniente aspettare, si aspetta semplicemente che l’acqua prima o poi si riabbassi. Questo molto probabilmente è quanto è successo a quattro speleologi di Roma che sono andati in grotta sabato mattina e ottimisti sulle condizioni meteorologiche si sono visti crescere l’acqua quando ormai erano dentro. Probabilmente un paio sono usciti ed hanno avvertito i soccorsi che gli altri si trovavano a -80 metri, una profondità molto prossima all’uscita per quanto sembri eccessiva.
Una volta fuori non è che qualcuno ti salvi, ti danno qualcosa di caldo d bere, ti cambi e ti rimetti i vestiti asciutti, al limite ti danno una coperta se c’e’. Questo probabilmente è stato il “salvataggio” dei due che erano usciti.
Per gli altri fuori nasce il caos, giornali, telegiornali, gente per la strada, tutti a sparare la cazzata più grossa che possono senza sapere di cosa stanno parlando, questa volta dai giornali non si capisce neanche se i soccorritori erano volontari del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico, oppure se erano i Vigili del Fuoco con le mitiche squadre SAF. Se dovesse capitarvi di rimanere fuori e dover chiedere soccorsi, in condizioni simili chiamate il 118 e chiedete espressamente l’intervento del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico, perchè è meglio essere soccorsi da gente che va in grotta.
Insomma fuori c’è la gara a spararla più grossa, “speleologi bloccati in grotta salvati da superman”, “si lavora alla luce delle fotoelettriche”… Qui mi sono sempre chiesto che cosa saranno mai queste fotoelettriche, non lo so’, non è mai stato spiegato.
Comunque, mentre tutti si affannano, anche fuori in genere si aspetta che l’acqua diminuisca di livello, perchè se è pericoloso uscire è pericoloso anche entrare.
Quelli dentro che fanno? Aspettano, nel giro di qualche ora l’acqua deve diminuire per forza. Spesso siamo attrezzati per qualche ora in più in grotta… L’acqua da bere non manca… qualche volta può mancare da mangiare, ma nessuno è mai morto di fame per aver saltato un pranzo e una cena; il problema del freddo… Quasi tutti gli speleologi accorti, quasi tutti, hanno con se il “telo termico” una sorta di enorme foglio di carta da uovo di Pasqua, fino fino, ripiegato e ficcato da qualche parte. Io ho il telo termico infilato sotto il casco, tra le cinghiette che me lo regolano alla testa e il casco vero e proprio. Quel telo termico sta sempre li, e se ti serve, quando aspetti, ti metti seduto sopra lo zaino, ti avvolgi il telo termico tutto intorno a te, e in mezzo ai piedi lasci accesa l’acetilene che generalmente porti sul casco, il 50% degli speleologi ancora usa l’acetilene. Sotto il telo termico possono entrarci anche due persone, e tranquillamente possono rimanere in quelle condizioni anche un paio di giorni con un bel calduccio. Se non hanno il telo termico, quando usciranno una delle prime cose che faranno è comprarselo per la misera somma di 5 euri, e intanto in grotta si divertono a massaggiarsi vigorosamente l’un l’altro, si tengono stretta alle mani la loro bombolina di acetilene che comunque scalda, e aspettano.
Il problema nasce se qualcuno si è bagnato investito dalla piena, oppure se c’e’ un ferito, ma l’evento ferito+piena ha la stessa probabilità di capitare di una eclisse solare totale nel giorno di Natale.
Quando i soccorritori entrano dall’esterno, in caso di piena, arrivano da quelli bloccati, di solito con loro c’è un medico, un telefono, un pò di roba da mangiare e qualcosa di caldo da bere. Rifocillati, possono uscire tutti quanti mentre fuori i giornalisti aspettano il “salvataggio di quegli incauti speleologi che vanno a ficcarsi nei pasticci sottoterra”. Potremo fare anche a meno dei giornalisti? Si, grazie, molto volentieri.
Fine della storia

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