“VOYAGER”, RAI 2
LUNEDì 31 GENNAIO 2011, ore 21:00

Notizia di Giuseppe Fortunati
Siamo a Narni per esplorare uno dei mille misteri di questa cittadina umbra. All’interno del suo museo civico si trova un reperto egiziano unico nel suo genere: un sarcofago di grande valore, risalente al IV secolo a.C. circa, la cui forma è fatta per poter contenere una corporatura maschile ma al suo interno è custodito il corpo di una giovane donna. Ma chi è veramente la “mummia di Narni”? C’imbatteremo nelle vicende che l’hanno portata fin qui agli inizi del1900 e prenderemo in esame un’ipotesi davvero affascinante che avvicina due storie d’amore lontanissime nel tempo e nello spazio. E’ solo suggestione o il corpo contenuto nel sarcofago è davvero appartenuto alla celebre protagonista dell’opera verdiana “Aida”?

NDR: Narni, grazie al grande lavoro di ricerca e di divulgazione di Giuseppe Fortunati, sta vivendo un momento molto buono in quanto a visibilità, specialmente in TV, dove recentemente è apparso a Misteri, con i Sotterranei di San Domenico, e sempre grazie a Giuseppe Fortunati sta cercando di farsi spazio per le incredibili assonanze tra Narnia, mondo fantastico di Lewis e Narnia romana, la città che “dorme” sotto Narni, qualche metro sotto il livello stradale.

Giuseppe è il fratello del compianto Fausto, mi istruttore di speleologia nel 1990, mio carissimo amico che cerco nel buio dei silenzi ipogei, scomparso prematuramente da più di dieci anni ormai.
Fausto mi iniziò alla conoscenza del mondo sotterraneo di Narni con l’UTEC NARNI, insieme a Virgilio Pendola, Roberto Nini, Naccia, Bibbo, Di Mattia, Bruno Martini che reputo i miei padri speleo e a cui devo la passione che mi hanno saputo trasmettere.
Faustino mi insegnò a conoscere un territorio per me sconosciuto, non abitavo a Narni, così arrampicammo al Ponte D’Augusto, opera di ingegneria romana ritratta anche da un celebre quadro Corot esposto al Luvre, girammo per il Monte Santa Croce alla ricerca di grotte e asparagi, esplorammo tratti dell’Acquedotto Romano della Formina, opera idraulica lunga oltre 13 chilometri, per alcuni tratti ancora funzionante.
Narni non è solo assonanza con Narnia, o Sotterranei di Sna Domenico, o Corsa all’Anello. Grazie all’UTEC, Narni è stata sede del Catasto Nazionale delle Cavità Artificiali della SSI, fu centro attivo di esplorazione in cavità artificiali negli anni ’80 quando ancora la speleologia urbana era agli albori, è ricca di grotte di modeste dimensioni, ma nel sottosuolo la geologia ci lascia sognare immense cavità da cui scaturiscono 13 metri cubi di acqua al secondo, impenetrabili agli speelosub che nel corso degli anni hanno tentato di violarle, lungo la stretta Gola del Nera, soprattutto nella piccola località di Stifone, dove natura e attività umana hanno plasmato il fiume e l’ambiente, con un sistema di dighe e centrali idroelettriche moderne e antiche, basti pensare che qui fu costruita la prima centrale idroelettrica dell’Italia Centrale grazie alla ingegnosità di Aldobrando Netti, illustre figlio sconosciuto di questo territorio, e sempre a Stifone resistono all’incuria e al tempo i ruderi di quelle che furono le ferriere pontifice del 1700, con annesse miniere, esplorate e rilevate dal gruppo UTEC di Narni e dai Pipistrelli di Terni. Eremi diruti con sistemi di recupero idraulico, una Rocca con tanto di camere sotterranee e cunicoli leggendari, come quello citato da Tito Livio, secondo cui passarono i romani per introdursi all’interno delle mura della città di Nequinum, o come il cunicolo di adduzione delle Acque della Fonte Feronia, o quello, non reale, che unirebbe con un camminamento sotterraneo la Rocca e il Bastione di Narni.
Scoglio calcareo con fratture ventose, sorgenti carsiche di portata imponente, cavità artificiali che bucano gli strati fino a farci scoprire la pavimentazione romana del Foro. Tutto questo è Narni, e sulle scoperte degli speleologi si è formata questa immagine di città sotterranea citata anche nel recente libro di Ardito.
Ragazzi, c’è Narni!

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