La Grotta dei Porci è una cavità posta su una paleo-falesia la cui genesi è correlabile alla evoluzione dei terrazzi marini pleistocenici durante le fasi di trasgressione e regressione della linea di costa della Sicilia nord-occidentale.

Le decine di cavità poste su questa fascia costiera, sono state utilizzata sin dalla preistoria principalmente come riparo ed ambiente di vita quotidiana dove l’uomo raccoglitore/cacciatore ha lasciato non solo resti di pasto costituiti da bivalvi e resti di mammiferi ma ha anche espresso la propria creatività con tracce di incisioni linerai sulle pareti e pittogrammi in ocra rossa con probabili scopi di un antico culto del sole e della madre natura (grotta dei Cavalli e Grotta del Ciclope).

Le fasi geologiche che hanno interessato queste grotte durante il Pleistocene sono state svariate, ma la più importante è stata durante il penultimo glaciale dove una un periodo di forte aridità contestuale ad una fase di regressione marina ha fatto sì che si accumulassero grandi quantità di sabbie (eolianiti) che oltre a formare delle dune fossili hanno coperto e preservato fino a noi tutte queste tracce.

L’utilizzo delle grotte si è protratto fino alla prima guerra mondiale con la presenzaall’interno di una di esse del fodero di una baionetta ma anche durante il periodo fascista con il rinvenimento di una data incisa secondo il calendario mussoliniano (insieme di numeri arabi e romani).

La Grotta dei Porci risuta però l’unica ad avere avuto una funzione sepolcrale con la presenza di un accumulo di ossa umane spesso disposte in posizione distesa sul pavimento; queste ossa si trovano all’interno di uno spesso strato di concrezione calcarea che ha ricoperto il pavimento della grotta mentre altre si trovano all’interno di un accumulo detritico dovuto ad alcune fasi di inondazione della grotta.

Diversi autori, negli ultimi 20 anni, hanno dato cenno nei propri studi della presenza di questi depositi di resti umani ma per la prima volta lo Speleo Team Trapani, in collaborazione con la paleoantropologa Dott.ssa Torre, ha eseguito una valutazione morfometrica ed una catalogazione dei resti ossei visibili in uno studio presentato al Convegno Internazionale Man & Karst 2024.

Ad oggi non è stato possibile effettuare una datazione in quanto la grotta presenta l’ingresso originario crollato per cui qualunque traccia o incisione è andata perduta ma il ritrovamento di alcune resti di cocci in terracotta fanno pensare ad un utilizzo della cavità almeno fino dal neolitico.