L’aumento della domanda idrica e il ruolo cruciale delle acque carsiche nel futuro

Tratto dall’opuscolo ‘L’acqua che berremo’ edito da Società Speleologica Italiana

In tutto il mondo si assiste a un preoccupante aumento della richiesta idrica, una tendenza che appare in costante crescita.

Di fronte al progressivo depauperamento delle fonti tradizionali di approvvigionamento, saranno le acque carsiche ad assumere in futuro un ruolo fondamentale.

Ogni volta che apriamo un rubinetto per i mille bisogni quotidiani, dovremmo essere consapevoli della fortuna che abbiamo fra le mani.

Un gesto automatico sostituisce la fatica senza fine di trasportare recipienti pesantissimi fino a casa dalla più vicina fonte o da un pozzo, raramente salubre.

Questa incombenza grava quasi esclusivamente su donne e bambini negli oltre 80 paesi dove 1,4 miliardi di persone non hanno una disponibilità diretta di acqua di buona qualità.

Questa occupazione indispensabile per l’economia familiare richiede ore sottratte allo studio, al lavoro o al gioco e consuma circa un terzo delle calorie giornaliere disponibili in certe aree del mondo.

Non solo: queste forniture di acqua precarie e incontrollate rappresentano un grave rischio sanitario; nei paesi in via di sviluppo circa l’80% di tutte le malattie sono diffuse dall’acqua infetta, e sempre più frequenti sono i casi di intossicazioni dovute a contaminazioni di inquinanti di vario tipo.

Anche se nel 1977 le Nazioni Unite proclamarono che “tutti i popoli hanno diritto di accedere all’acqua potabile in quantità e di qualità pari ai loro bisogni essenziali”, a oltre un quarto di secolo di distanza la situazione globale è peggiorata, almeno in termini statistici.

I molti progressi sono stati infatti vanificati dall’incremento della popolazione, dalla smisurata richiesta per usi agricoli e dalla perdita di risorse dovuta all’inquinamento, all’aumento della salinità e all’abbassamento delle falde.

È forse bene ricordare a chi ritiene che queste realtà riguardino “gli altri”, essendo lontane da noi nello spazio e nel tempo, che anche in Italia l’approvvigionamento idrico è una conquista recente.

Bologna non ebbe un sistema di distribuzione fino al 1881, quando fu riattivato l’acquedotto romano in disuso da quattordici secoli, e Bari fu raggiunta dall’Acquedotto Pugliese solamente nel 1915.

Le case rurali sono state collegate agli acquedotti solamente negli ultimi cinquant’anni e ancor oggi, a causa di incredibili storie di disorganizzazione e di sprechi, nelle isole e nel Sud decine di migliaia di famiglie devono ricorrere a cisterne rifornite da “acquaioli”, senza alcun controllo qualitativo e igienico.

La facile e abbondante disponibilità di acqua è forse il parametro più significativo nel valutare le condizioni di vita di una popolazione, e riguardo alla situazione igienico-sanitaria è sicuramente al primo posto.

Senz’acqua non si vive, con l’acqua “cattiva” si vive male e si muore presto.

Per l’acqua si stanno gonfiando tensioni internazionali che è tragicamente facile prevedere sfoceranno in conflitti.

L’UNESCO ipotizza una seria carenza idrica a livello mondiale a partire dal 2020, con un corollario di implicazioni sulla salute, la sociologia e la stabilità politica di portata difficilmente prevedibile.

Saremo in grado di far bastare l’acqua per tutti? E cosa succederà se non ci riusciremo?