Giovedì 9 Maggio, Il CAI Ligure-Genova incontra i soccorritori che hanno portato in salvo lo speleologo statunitense bloccato nella grotta turca da un’ulcera perforante
“MORCA CAVE” ALLA SEZIONE LIGURE GENOVA DEL CAI IL 9 MAGGIO ALLE 21:00
IL RECUPERO DELLO SPELEOLOGO MARK DICKEY, BLOCCATO NELLA GROTTA MORCA
Le operazioni di soccorso hanno impegnato più di 100 soccorritori provenienti da diversi Paesi: 46 erano italiani
Giovedì 9 maggio, presso il CAI Ligure-Genova, sezione storica genovese di Galleria Mazzini 7/3, si terrà una serata speciale con i soccorritori liguri che hanno partecipato al complesso e rischioso recupero di Mark Dickey, lo speleologo statunitense rimasto intrappolato lo scorso settembre nella grotta Morca, situata in Turchia, nella provincia di Mersin.
I protagonisti di questa straordinaria operazione si chiamano Erika Friburgo, Andrea Benedettini, Deborah Alterisio ed Alberto Romairone, quattro tecnici del Soccorso Alpino e Speleologico Liguria che hanno fatto parte della task force internazionale che ha portato in salvo Dickey.
La serata sarà trasmessa in diretta, alle ore 21:00, sul canale YouTube del CAI Ligure Genova all’indirizzo https://www.youtube.com/@cailiguregenova7214/streams e sarà registrata per essere disponibile in streaming.
Le operazioni di soccorso
10 giorni: questo è il tempo che Mark è rimasto laggiù, a lottare per la sua vita. Fuori, e dentro, aveva molti amici. Scintilena ha seguito le operazioni passo per passo, bilanciando il desiderio di aggiornare, le difficoltà nell’acquisire le informazioni e la necessità di riservatezza.
L’operazione di soccorso è stata lanciata il 3 settembre 2023, a seguito del malore di Mark, in esplorazione, sabato 2 settembre.
L’allarme è scattato nella giornata di domenica 3 settembre, quando alcuni suoi compagni hanno allertato i soccorsi, con il coinvolgimento delle autorità turche e internazionali.
La grotta di Morca – dove gli speleologi si trovavano nell’ambito di una spedizione per mappare quel sistema sotterraneo – è la terza più profonda della Turchia.
Presenta una morfologia complessa formata da passaggi stretti e tunnel ripidi e verticali.
L’ingresso della grotta è in un luogo isolato, a oltre 2.000 metri sul livello del mare nelle montagne del Tauro, dove arriva solo un debole segnale di telefonia mobile.
Dickey è stato vittima di un’improvvisa emorragia gastrointestinale: le sue condizioni sono apparse molto gravi e l’allerta è stata immediata.
Le operazioni di soccorso sono state estremamente complesse a causa della morfologia della grotta e delle condizioni fisiche critiche di Mark.
Più di 100 soccorritori sul posto (senza contare i tanti alle centrali operative), provenienti da circa 10 paesi diversi, sono stati coinvolti nell’impresa: hanno impegnato 60 ore per recuperare il malato dalla profondità di -1000 metri.
La missione in dettaglio
La collaborazione internazionale è stata l’asso nella manica, come sempre in questi casi: Squadre provenienti dalla Bulgaria, dalla Polonia e dall’Ungheria hanno fornito le prime cure mediche a Dickey, stabilizzandolo in attesa dell’arrivo delle squadre italiane.
Il CNSAS ha inviato squadre mediche e tecniche per l’assistenza e perpianificare le operazioni di recupero.
Un volo dell’Aeronautica Militare italiana ha trasportato 33 esperti di soccorso in Turchia per supportare l’operazione.
Il recupero di Mark è stato un’impresa eroica, che ha richiesto coraggio, determinazione e sacrificio da parte dei soccorritori coinvolti.
Nonostante le difficoltà incontrate lungo il percorso, il team di soccorso è riuscito a portare in salvo Dickey, salvandogli la vita.
L’operazione è stata coordinata dall’AFAD, l’ente turco di Protezione Civile, supportata dall’European Cave Rescue Association.
Nella giornata di venerdì 8 settembre, i nostri sanitari hanno raggiunto l’infortunato (a 1040 metri di profondità), che già era assistito da medici ungheresi che gli avevano prestato le prime cure.
L’uomo si trovava al campo allestito per proteggerlo dal freddo e poter effettuare i trattamenti sanitari per stabilizzarlo e rendere possibile la sua mobilizzazione e quindi il trasporto.
Le operazioni di recupero sono iniziate nella giornata di sabato 9 settembre, quando le condizioni sanitarie dello speleologo hanno consentito il suo posizionamento sulla barella e la sua movimentazione.
La strategia di recupero ha previsto diverse soste nei campi interni allestiti a diverse profondità per consentire la valutazione clinica dell’infortunato e la somministrazione delle terapie.
Dopo aver ricevuto una trasfusione di sangue a 1.000 metri sottoterra, lo speleologo americano era stabile. Per salvargli la vita, è stata messa in atto un’operazione di recupero molto complessa che ha tenuto il mondo con il fiato sospeso.
Per il recupero da -1000 sono state necessarie 60 ore. Mark Dickey è rimasto in grotta per circa 500 ore.
Le operazioni di recupero sono iniziate nella giornata di sabato 9 settembre, quando le condizioni sanitarie dello speleologo hanno consentito il suo posizionamento sulla barella e la sua movimentazione.
La prima sosta è stata effettuata a circa 700 metri di profondità, la seconda a circa -500 e un’altra ancora a circa-250.
Le squadre di soccorso italiane hanno recuperato la barella da -680 fino a circa -480 e da -300 a -150 metri dall’uscita, dove è stata poi presa in consegna dalle ultime squadre che l’hanno portata all’esterno, fino alla tenda sanitaria installata al campo base.
Nove giorni dopo la richiesta di soccorso, lo speleologo americano è stato riportato in superficie.
I soccorritori esperti coinvolti nell’impresa l’hanno definita una delle missioni di soccorso speleologico più difficili e complesse mai realizzate.
Una volta riportato in superficie, Mark è stato trasportato in ospedale per ricevere le cure mediche necessarie.
Grazie al tempestivo intervento dei soccorritori, ha avuto un’ottima ripresa e ben presto si è rimesso dall’incidente.
È tornato presto in grotta e ad operazioni di soccorso, recentemente in Ungheria.
Nel carso triestino, che ha visitato in aprile, ha avuto modo di esprimere la sua gratitudine alla comunità speleologica italiana per il supporto ricevuto durante la sua difficile esperienza.
I precedenti
Le operazioni di soccorso in grotta sono sfide: contro il tempo, le strettoie, i dislivelli e le asperità dell’ambiente.
Numerosi gli interventi, rari a profondità così rilevanti o di tanto elevata complessità.
Uno dei più gravi precedenti è di sicuro quello accaduto in Baviera nel 2014 a Johann Westhauser, ferito per il distacco di una frana a -980 m, nella grotta di Riesending.
Undici giorni e 700 soccorritori hanno portato fuori il ferito: il più grande e difficile soccorso ipogeo mai effettuato nella storia della speleologia ad oggi, che ha ispirato il film “SOS Baviera”.
Il soccorso, che ha visto la collaborazione delle migliori squadre di soccorso speleologico europee, prime fra tutte quella italiana, ha posto le basi per la nascita della collaborazione internazionale tra i soccorsi speleologici d’Europa.
Altro grave incidente in grotta con una impegnativaoperazione di soccorso è stato quello del 2018 nella grotta di Tham Luang, che ha coinvolto dodici bambini e un adulto, rimasti intrappolati nella cavità a seguito di una piena.
Le operazioni, pur con due vittime ed un’ulteriore giovane morte, hanno avuto successo, grazie a tanti soccorritori, tra i quali John Volanthen e Rick Stanton.
Rick, in particolare, ha comunicato in un libro l’esperienza e l’emozione, la mancanza di tempo per provare emozioni, il non essere eroi, ma solo esploratori con competenze acquisite ed utilizzate per restituire qualcosa alla comunità.
Eroi dei nostri giorni: un’impresa epica, quasi impossibile.
La missione di soccorso di Morca ha dimostrato il valore della collaborazione e della condivisione di conoscenze nella comunità internazionale di speleologi esperti.
La diversità delle competenze e delle esperienze delle squadre coinvolte ha contribuito al successo del recupero di Dickey.
«Innanzitutto ci tengo a non passare come un eroe – ha scritto allo Scarpone del CAI Romeo Uries, uno dei 46 soccorritori – “perché ciò che siamo riusciti a fare in Turchia è frutto di uno straordinario lavoro di squadra che ha coinvolto speleologi provenienti da tutta Europa”.
I nostri eroi, ognuno importante: sono veramente tali anche perché pensano di non esserlo.
Vi aspettiamo giovedì 9 maggio alle ore 21:00 al CAI Ligure-Genova, per incontrarne alcuni.
Marina Abisso
SpeleoClub Ribaldone
Fonti:
Richard Stanton “Aquanaut: A Life Beneath The Surface – The Inside Story of the Thai Cave Rescue” 2021 – “ACQUANAUTA: La mia vita sotto la superficie” 2023 –– traduzione di Valeria Carbone Basile
Locandina serata CAI Ligure-Genova con i soccorritori
1 Morca Cave
2 Foto di Giorgio Panuzzo – entrata grotta Morca (da Facebook)
3 Foto di Ágnes Berentés – i partecipanti al soccorso – (da Facebook)
Canale You Tube CAI Ligure – Genova Canale You Tube: https://www.youtube.com/@cailiguregenova7214/streams
Non sono in grado di fare un paragone ma, fra gli incidenti ad alta complessità, non è stato ricordato nell’ articolo l’incidente al Veliko Sbrego (1991?) suo versante sloveno del M. Canin. Recupero e -1.000 con un soccorritore deceduto. Credo che quello sia stato il primo intervento in un – 1.000 ad alta complessità.
Hai ragione. Sono andata a leggere. Terribile, anche per l’esito. Mi ha colpito l’articolo sul n 102 del GSP, che descrive l’incidente. Riporto solo alcune delle accorate emozioni di chi scrive: “Un grande incidente, abbiamo perso uno di noi, ed il Veliko ci è entrato nell’anima; tanti di noi, so, sono cambiati molto in quella settimana… Tutto procedeva come da copione, tutto era affrontato nel modo giusto, non mancava nulla. Allora cosa non ha funzionato?”. Grazie per averlo ricordato