Sotto la Cima Grappa, un ritrovamento riporta alla luce la storia di militari italiani

Nel silenzio delle profondità del monte Grappa, un gruppo di speleologi ha riportato alla luce un pezzo di storia inciso nella roccia.

Venerdì 26 aprile, i membri del gruppo speleologico di Sacile, guidati da Rudi Soppelsa, hanno esplorato l’abisso Pianca, una cavità carsica situata alle pendici del monte Oro, sotto la cima Grappa.

Questo sito, noto per la sua profondità di 196 metri, era stato già esplorato nel 1994 dal gruppo di Valstagna, ma la recente spedizione ha portato alla scoperta di qualcosa di inaspettato.

Il 9 febbraio del 1918, durante la Prima Guerra Mondiale, alcuni soldati italiani, mentre scavavano trincee sul monte Oro, si imbatterono in questa cavità.

Per documentare la loro presenza, due tenenti e due soldati si calarono per 30 metri all’interno dell’abisso e incisero un’epigrafe su una cengia detritica.

Questa testimonianza storica era già nota agli esperti, ma ciò che ha sorpreso gli speleologi è stata la scoperta di un’ulteriore firma, rimasta nascosta per oltre un secolo.

La nuova firma, appartenente a un Caporal maggiore di nome Spairani, rivela il desiderio del militare di affermare il proprio rango, in un tempo in cui le distinzioni sociali e gerarchiche erano fortemente sentite.

La firma, accompagnata dal grado, è stata interpretata dagli scopritori come un atto di rivendicazione personale, un modo per lasciare un segno duraturo della propria identità.

La scoperta ha suscitato grande interesse tra gli storici e gli appassionati di speleologia, tanto che il ritrovamento verrà catalogato e incluso nel prossimo lavoro di Alberto Burbello, noto per le sue pubblicazioni sul tema.

Nel frattempo, Soppelsa e il suo team stanno cercando di ricostruire le storie di questi soldati-speleologi, per dare un volto e una narrazione alle vite che un tempo si intrecciarono con quelle pareti di roccia.

Il ritrovamento dell’epigrafe e della firma aggiuntiva non è solo un evento di rilevanza storica, ma anche un promemoria della complessità umana in tempi di conflitto.

Mentre il mondo esterno era dilaniato dalla guerra, nel cuore della terra, un gruppo di uomini cercava di lasciare un segno della propria esistenza, un messaggio che, dopo oltre un secolo, è stato finalmente ascoltato.

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