Speleologia, ambiente ed innevamento a bassa quota. Gli ambientalisti comaschi contro il progetto per i nuovi impianti sciistici al Monte San Primo.
Cui prodest?
COSA RAPPRESENTA IL MONTE SAN PRIMO
Il San Primo è una montagna lombarda situata nelle Prealpi Comasche, che si sviluppa sino a un’altezza di 1.682 m s.l.m., in provincia di Como: ad un’ora di distanza da Milano, è la cima più elevata del triangolo lariano, con una splendida vista. Sovrasta sul Lago di Como ed ha peculiarità naturalistiche, escursionistiche e carsiche notevoli.
Da qualche tempo fervono discorsi concitati ed attività che si contrappongono al progetto di riqualificazione turistica della zona del Monte San Primo, il cui clamore è arrivato in Senato.
PERCHE’ UN PROGETTO DI RIQUALIFICAZIONE?
Qui in passato sono già stati esperiti tentativi di implementazione delle risorse: a seguito di questo, residuano i resti abbandonati (e mai utilizzati) di in incremento di volume di una casera (locale per la conservazione dei formaggi), finanziati a suo tempo con fondi europei, e le tracce di una pista da biciclette per sola discesa, con risalita tramite (l’ex) ski lift (anch’esse in disuso, per fallimento della società, dopo due anni).
Ora alcune Amministrazioni, in primis la Comunità Montana del Triangolo Lariano e il Comune di Bellagio, con un finanziamento di 5.ooo.ooo di euro di fondi pubblici, prospettano il rilancio dell’area, che ha grande valenza naturalistica ed ambientale, con un progetto di “riqualificazione” delle offerte turistiche sul versante di Bellagio del Monte San Primo, prevedendo, tra l’altro, il potenziamento degli impianti sciistici (tra 1200 e 1600 m di quota…), la realizzazione di un bacino per innevamento artificiale e di una discutibile zona “parco giochi”, costituita da tapis roulant per risalita e da piste e toboga in plastica per bob invernale ed estivo, con relativo sensibile ampliamento della possibilità di parcheggio, al fine di fronteggiare l’aumento dei turisti.
Contro un rilancio dell’area che non tiene in considerazione il riscaldamento globale e il suo impatto sullo sci a bassa quota, si è costituito il gruppo spontaneo Coordinamento Salviamo il Monte San Primo: con l’appoggio di più di trenta associazioni, anche di protezione ambientale, a livello locale, regionale ed ultraregionale, tra cui WWF e CAI, (Lombardia, TAM – Tutela Ambiente Montano – e Giovani), e molti altri), si sta cercando di porre alternative valide al progetto, che di sostenibile e rispettoso dell’ambiente e delle popolazioni locali ha proprio poco. Sono state organizzate diverse pacifiche manifestazioni, che di fatto, coinvolgendo anche gli escursionisti nell’esposizione dei contenuti del contendere, continuano a chiedere alla parte pubblica se valga la pena di devastare un patrimonio di sentieri per cercare di sciare dove non c’è neve, neanche quando potrebbe esserci?
PERCHE’ NON SI SCIA PIU’ AL SAN PRIMO?
Innanzi tutto manca la neve. La webcam e il panorama parlano chiaro: il versante nord del San Primo in questi due giorni è solo lievemente spruzzato di bianco.
Ci sono stati anni pieni di neve, anni poveri del manto bianco, anni con neve bagnata e mista a pioggia: ultimamente questi ultimi fanno da padroni.
Ma non è stata solo la scarsità di neve a far abbandonare gli impianti: le due parti della società che gestiva gli impianti, pubblica e privata, nel tempo si sono tirate indietro, anche a fronte del generale cambiamento di abitudini dell’utenza.
Da anni non va a sciare al San Primo l’utenza che si può permettere di prendere l’auto e andare a sciare su piste sempre diverse e sempre più alte, dove ottiene quello che un San Primo non potrà mai dare, sciisticamente. Da qualche anno, purtroppo, anche un’altra utenza non va gran che a sciare: quella che è stata colpita dalla crisi economica ed ha messo da parte sci, scoprendo che si vive bene anche senza.
Cambiano i tempi, cambiano le persone.
ANCHE GLI SPELEOLOGI A DIFESA DEL SAN PRIMO
La notizia si è ribaltata anche sulla comunità speleologica locale, che ben conosce il sistema carsico dell’area e che è attenta alle sue peculiarità geologiche, carsiche e faunistiche .
Sulle pendici del Monte, negli anni 2000, ad opera delle Spelo Club Erba, sono state scoperte importanti cavità, in relazione idrologica con la struttura carsica che si sviluppa all’interno del fianco nord della Piega del Pian del Tivano.
Dell’importanza delle grotte locali (Abisso dei Mondi, Terzo Mondo, L’Altro Mondo) parla addirittura un Triangolo Lariano, portale del territorio (http://www.triangololariano.it/it/area-del-monte-san-primo.aspx:, ma soprattutto , per le implicazioni Tivano/San Primo, la stampa del settore: Speleologia, Erba in Grotta (3, dedicato al carsismo del Monte San Primo) e il Grottesco (56), per fare alcuni esempi.
Tra queste, l’Abisso dei Mondi si apre quasi alla sommità del versante interessato dal progetto.
Reperito dalla Speleo Club Erba e poi esplorato da questo ed altri Gruppi, ha visto arrivare una via principale fino a 300 m di profondità.
Lo sviluppo di alcune diramazioni laterali ha portato alla scoperta di una via verso un nuovo fondo a –270m ed a nuove esplorazioni.
Il progetto di implementazione sciistica rischia di danneggiare o rendere inaccessibili le tre cavità, ed alcune minori, causando danni anche alla fauna locale: l’Abisso L’Altro mondo si è imposto all’attenzione del mondo scientifico, oltre che per la peculiarità geologiche e geomorfologiche, sia per il ritrovamento della cavalletta troglofila Troglophilus clavicola, sia per la scoperta di Poeciloneta globosa, un ragno che è stato segnalato qui per la prima volta in Lombardia.
Le tre cavità, con altre minori, rappresentano un unicum di sistema tra i più interessanti in Lombardia, che potrebbe rivoluzionare la teoria sull’origine del lago di Como.
Insomma, la valenza speleologica dell’area è davvero alta, e il pericolo che essa sia compromessa anche.
Anche la speleologia può portare molti argomenti a favore dello stop a questo progetto, anche semplicemente organizzando serate informative sulle grotte del Tivano e del San Primo , con il fine di sensibilizzare sulla fragilità dell’area, dati alla mano.
LA STAMPA ESTERA E NAZIONALE
A sottolineare che sviluppare un turismo basato sullo sci a bassa quota è un’idea poco sostenibile è intervenuta anche la stampa estera.
E’ di questi giorni un articolo su The Telegraph del giornalista inglese Tristan Kennedy, recatosi al San Primo per documentarsi sul progetto: l’articolo viaggia sulla scia di quanto riportato anche da Euronews, ed è stato ripreso dalla stampa nazionale e locale, con spunti interessanti e imbarazzanti: la parte italiana non fa una grande figura.
Descrivendo la lotta pacifica e ordinata condotta dalle associazioni, le due inchieste giornalistiche internazionali (di The Telegraph e di Euronews) parlano del progetto per la realizzazione di nuovi impianti per lo sci e per l’innevamento artificiale, compresi tapis roulant, cannoni sparaneve, laghetto artificiale, piste di plastica e nuovi parcheggi, e ne rimarcano l’elevatissimo costo.
Parlano di “absurd project” voluto dalla Comunità Montana Triangolo Lariano e dal Comune di Bellagio, pubbliche amministrazioni che vantano un finanziamento di 5.ooo.ooo di euro di fondi pubblici, impugnando un piano che non tiene in considerazione il riscaldamento globale che sta chiudendo la speranza di sciare a quote inferiori ai 2 mila metri.
“Secondo gli attivisti, in un’epoca di temperature in aumento, investire in nuove infrastrutture sciistiche ha poco senso: gli impianti di risalita esistenti sul Monte San Primo sono stati costretti a chiudere già più di dieci anni fa, soprattutto a causa della mancanza di neve”, si legge sulle inchieste, dove si aggiunge che “il bellissimo paesaggio è disseminato di infrastrutture sciistiche in degrado.
Sul fianco della montagna svettano tre impianti di risalita, inutilizzati da anni. Accanto a loro, un cannone da neve è circondato dalla vegetazione in crescita”.
E si aggiunge: “Contemporaneamente alla protesta del San Primo, si sono svolte manifestazioni sulle Alpi e sugli Appennini, in contrapposizione ad altri investimenti miopi e invasivi in Italia in un momento in cui la crisi climatica mette in dubbio la sostenibilità degli sport invernali.
Percorsi escursionistici, campeggio selvaggio e nuovi treni: queste sono le principali destinazioni sostenibili d’Europa per il 2024”.
Euronews conclude con un ragionamento che chiama in causa il presidente della TAM Centrale del CAI, Raffaele Marini, che auspica che per il San Primo si segua l’esempio dalla Val Maira che, isolata, da tempo fuori dal turismo intensivo, priva di infrastrutture sciistiche, dopo anni di spopolamento sta rifiorendo grazie a pratiche sostenibili. “La sostenibilità ha tre aspetti fondamentali: ambientale, economico e sociale”, afferma Marini, “e il turismo invernale deve andare verso la diversificazione, evitando picchi di flusso concentrati in pochi spazi e in tempi brevi”.
PERCHE’ ANCHE IL CAI A DIFESA DEL SAN PRIMO
Il CAI ha un documento di principio, il Bidecalogo, che recita: “Il CAI è di norma contrario alla realizzazione di nuove infrastrutture, nuovi impianti o di ampliamento di quelli esistenti (…) in ambiti altitudinali soggetti a condizioni climatiche che richiedono dispendio di risorse naturali ed energia per garantire l’innevamento artificiale.
Ove e quando se ne ravvisasse l’opportunità socioeconomica, nelle zone in cui tali infrastrutture siano già presenti, chiede sia sempre fatta una rigorosa analisi dei costi/benefici e della sostenibilità economica e ambientale. (…)
Il CAI ritiene che il turismo in montagna vada sostenuto con il miglior utilizzo dell’esistente ma, soprattutto, con un grande sforzo per la diversificazione dell’offerta mirata alle presenze lungo tutto l’arco dell’anno.
ll CAI privilegia e incentiva il turismo sostenibile, finalizzato prevalentemente alla “esplorazione” intesa come osservazione ed immersione nella natura in contatto con la cultura e le tradizioni locali, convinto che ciò costituisca un tangibile contributo alla conservazione dell’ambiente.
Il CAI si impegna a confermare a tutti i livelli la sua contrarietà a:
• nuove opere a fune per raggiungere vette, ghiacciai, valichi, o territori che comunque superino i 1.600 metri sulle Alpi ed i 1.200 metri sull’Appennino.
• realizzazione di nuove stazioni sciistiche sotto i 2.000 metri di quota e all’ampliamento dei comprensori sciistici esistenti”.
Il turista, il cittadino, lo speleologo, dal San Primo, proprio nella zona dove sono previsti i nuovi impianti di risalita, oggi guarda il lago e le montagne intorno: c’è davvero bisogno di turismo mordi e fuggi?
No, serve solo che i vecchi impianti, non solo di risalita, siano smantellati, e che i fondi siano meglio utilizzati: per ripulire i sentieri escursionistici, migliorare i trasporti pubblici e mantenere in buone condizioni boschi circostanti.
Oggi il Comune di Bellagio, con i fondi disponibili, ha l’opportunità di fare un progetto d’avanguardia che gli darebbe ancora maggiore visibilità nel mondo, e non solo per la bellezza dei luoghi, ma per l’intelligenza degli amministratori.
Il Comune è tentato di seguire i modelli di sviluppo e le immagini di successo del passato, ma i tempi sono cambiati.
Tutti i settori dell’economia sono chiamati a inventarsi soluzioni meno distruttive dell’ambiente, che richiedono competenza, fantasia e coraggio.
La meravigliosa conca del San Primo può diventare un caso studio, un esempio per le numerose località in Europa che si trovano ad affrontare analoghe sfide.
Dà valore aggiunto alla prudenza che dovrebbero usare le Amministrazioni coinvolte il fatto che, nei pannelli delle stazioni ferroviarie del territorio, oggi, è stata messa in risalto la notizia che riguardo all’ ‘assurdo’ progetto’ (foto 3).
Cerchiamo di non fare ulteriori brutte figure.
Marina Abisso
Speleo Club Ribaldone
CAI TAM Liguria Piemonte Valle d’Aosta
Collegamenti:
https://www.telegraph.co.uk/travel/ski/news/lake-como-abandoned-ski-resort-italy-reintroduce-snow/
Foto 1: Luana Aimar – L’Abisso Terzo Mondo – fonte Facebook Monte San Primo, grotta Terzo Mondo, 4 gennaio: si completa il rilievo degli ultimi ambienti esplorati a “Ramoscello” 2015
https://m.facebook.com/photo.php?fbid=1616739158553963&id=100006536832848&set=a.1416362218591659
Foto 2: copertina di Erba in grotta 3 – numero monografico sul Monte San Primo
Foto 3: la debacle mediatica internazionale sui pannelli delle stazioni ferroviarie
le autorità parlano di nuovi impianti sul monte San Primo ma chi abita giusto sotto il monte non ha acqua corrente e si deve arrangiare.