Le acque della sorgente del Gorgazzo racchiudono uno dei più interessanti fenomeni carsici esistenti in Italia e sono state teatro di molte esplorazioni.
Uno dei primi ad immergersi in queste acque fu un Francese che riusci a raggiungere, nella metà del secolo scorso, i -58 metri di profondità.
Nel maggio del 1967 il comandante Giorgio Cobol e Giovanni Macor, del Gruppo Ricercatori del Timavo riuscirono a spostare l’esplorazione fino alla profondità di -67 metri.
Successivamente il Maggiore Hayes spalleggiato da William May, da Sandro Piccini, Scudder Mead e Billy Dawson, verso la fine del dicembre del 1967 iniziò un lavoro di esplorazione e cartografia della risorgenza con scopo scientifico. L’obbiettivo era anche quello di prelevare dei campioni di roccia alle varie profondità oltre che tentare il record di profondità in ambiente ostruito.
Una prima immersione fino a -45 metri permetteva di mettere in sicurezza parte della grotta tramite sagolatura e cartografare la condotta. Durante questi lavori si rilevarono ulteriori condotte poi divenute tristemente famose a causa di un incidente.
Riemersi da questa prima immersione si iniziò a lavorare su un accurata pianificazione per provare a scendere fino a -80 metri.
Durante i successivi tuffi del 5, 13 e 18 gennaio del 1968 vennero piantati vari chiodi a cui si assicurò la sagola guida. Il 5 gennaio si raggiunse la profondità di 72 metri e vennero prelevati campioni di roccia e di fauna subacquea.
Domenica 21 gennaio alle ore 12,45 iniziò l’immersione che portò il team fino a -80 per uno sviluppo totale di 155 metri.
Dalla relazione del capo spedizione Cherles Hayes “Mentre il Capitano Mead si fermava a 60 metri per iniziare la risoluzione dei test psicotecnici, io, Piccini, e May abbiamo proseguito fino a raggiungere gli 80 metri dove Piccini si apprestava a risolvere i suoi test. May, dopo alcuni tentativi, riuscì a piantare un chiodo da roccia e a fissare la targhetta mentre io con la Calypso immortalavo il momento. Dopo pochi minuti di permanenza sul fondo iniziammo la risalita, la quota record di immersioni in acque sotterranee (rigorosamente ad aria) era stata superata di ben 16 metri”.
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Pochi giorni più tardi iniziarono ad arrivare i primi risultati delle analisi sui campioni prelevati scoprendo che le piccole conchiglie inglobate nelle rocce erano delle “neriti”, specie abbastanza comuni nelle risorgenze ma raramente a elevate profondità.
“fonte Luciano Mecarozzi, Charles Hayes”
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