di Filippo Felici
E’ questa l’ennesima – e sicuramente non ultima – volta che scrivo di un posto nascosto, ma allo stesso tempo sotto gli occhi di tutti, di un posto chiuso ed angusto, ma che si sta rivelando più sconfinato che mai. Di un posto buio ma che può accendere la fiamma di amicizie scaturite dalla condivisione della fatica.
Siamo sotto la piana di PianCansiglio.
Lì, ai bordi della trafficata strada che da sud fa accorrere i turisti la domenica in PianCansiglio, c’è una piccola botola che da accesso ad un mondo simile a quello esterno ma fatto di aria ed acqua e con i cieli che sono di pietra. Il cielo in essa vi penetra, vi affonda le sue radici tant’è che spesso la puoi sentire respirare… Questo mondo si chiama Bus de la Genziana.
Lo scorso anno e quello corrente sembrerebbero essere due anni magici per la conoscenza della Signora che. Infatti, se si esclude il biennio 2007/2008 relativo alle esplorazioni del Ramo oltre gli Omini Verdi, da anni la Signora sembrava decisa a non concedersi più ai suoi frequentatori. Probabilmente, la schizzinosa, non li trovava più adatti. Voleva sentirsi un po’ più adulata e non solo usata dalle diecine di turisti domenicali vestiti di rosso ed addobbati di imbragatura e casco, il più delle volte ciechi di fronte alle sue forme ed al suo respiro perché totalmente assorti nello scegliere un nodo piuttosto che un altro ed a risolvere irrisori e fuorvianti problemi di tecnica di progressione. Ha sempre capito che questi non potevano capirLa, apprezzarla, ma solo usarla come luogo dove esibire qualche patacca, come quella di istruttore. Un luogo in cui “l’ansia di prestazione”, la corsa all’uscita, conta molto di più che un soddisfacimento generato da un lento ed intimo scambio empatico. La Signora è pur sempre una signora, no?
Ultimamente è invece frequentata da un gruppetto di persone che provano a capirla, a fare come dice Lei. A non soffrire nel pensare alle difficoltà che essa ci propone, a fregarsene di quanti dicono che “in grotta non ci si va da soli”, a viverla con entusiasmo anche se ci sei a contatto oramai da oltre 20-30 ore e se, causa di questo inverno così ricco di precipitazioni, per andare avanti sei costretto ad affrontare strade più lunghe e faticose. Scevre da questi pensieri le loro menti hanno potuto incominciare a librarsi in aria ed a capire l’essenza di quel mondo descritto dai mille indizi che la Signora non ha mai nascosto. Così questo gruppetto di persone è da un po’ di tempo in grado di coglierli.
Quante volte abbiamo sentito questo ritornello:
“Non vale la pena perderci del tempo perché la grotta è stata esplorata tutta.
Non vale la pena perderci del tempo perché la grotta è stata esplorata tutta.
Non vale la pena perderci del tempo perché la grotta é stata esplorata tutta.”
Infatti è dal 2013 che la Signora si sta facendo esplorare forte:
2013 esplorazione del Ramo del Travaglio
2013 esplorazioni al Fondo
2014 esplorazioni al Ramo della Peppa
2014 esplorazioni del Ramo dell’INPS
chilometri che si aggiungono
Ed è di quest’ultima esplorazione che vorrei qui raccontare. In particolare di quanto avvenuto nell’ultimo weekend.
Sabato 14 marzo 2014 entriamo io ed Alessandro Pierasco.
Gli obiettivi sono:
– trasporto materiale per allestimento campo interno negli ambienti fossili sopra il P36, a circa -430
– rilievo traversi prima del P70 e fino al P70
– installazione campo interno
– prosecuzione esplorazioni Ramo dell’INPS
Sabato entriamo quindi in due con tre sacchi tipo “balena”. Avviamo il rilievo, scendiamo il P70, ci carichiamo del quarto sacco (del tipo “piombo”) alla base del P70 e, considerata l’ora presta, proseguiamo con il rilievo. Arriviamo in zona campo base verso le 17.00, con la poligonale tracciata sino a lì. Verso le otto terminiamo il montaggio del campo base, il “Residence Sottomonte”. Dopo aver bonificato il terreno riusciamo così ad installare le due piccole tende, “Dogana” ed “Home Sweet Home”, per 5 posti letto. Sappiamo che nella nottata arriveranno anche Andrea Macauda, Sandro Sorzè ed Alessandro Alzetta; infatti, puntuali, verso le 3.00 di notte della domenica, arrivano.
La mattina Mammolo si aggrega a noi mentre Sandrino ed Alzetta fanno retrofront per incontrarsi con altre persone con le quali avevano appuntamento per realizzare la poligonale della “Madonnina”.
Dopo il saluto mi avvio per sostituire la corda del vertiginoso e lungo traverso. Impiego circa un’oretta e, visto che ci sono, provo a scendere anche il fratturone sottostante (stimata attorno ai 40 metri). Il pozzo, che si conferma essere un P40, chiude su frana, ma i segni incisi sulle rocce indicano che la discesa era già stata effettuata a suo tempo. Ci rimarrebbe da scendere un ulteriore P15 con partenza stretta, all’apparenza privo di segni di passaggio, ma che, con tutta probabilità, dovrebbe rigettare nel sottostante P36. Questo è uno dei motivi per cui abbiamo deciso di eseguire un nuovo rilievo di tutta la grotta.
In tre ripercorriamo così le grandi gallerie ed arriviamo al termine esplorativo così come lo avevano visto Pierasco e Mammolo durante l’ultima punta. A tutta l’aria di essere un’antica via dell’acqua, ora abbandonata. Pozzi di tal fattezza non si sono mai visti in questa grotta e l’entusiasmo è alto, anche se, per pura scaramanzia, non sfocia mai nel “cantar vittoria”. Così risalgo un P20; Mammolo il successivo P6. Poi mi alterno di nuovo io per superare in libera un liscio e fangoso P8 e… la testa buca dal pavimento di una galleria.
Galleria. Si, Galleria. Proprio Galleria.
Un’altra galleria Genzianea. Proprio in una grotta dove non le gallerie non dovrebbero, sentendo alcuni, neanche esistere.
E’ grande.
“GALLERIA”, urlo a Mammolo.
“Arma e fammi salire”, grida dal basso Mammolo, quasi a sembrare Ghiblin che urla ad Aragorn di essere lanciato sul ponte del Fosso di Erm per abbattere l’esercito degli orchi di Saruman.
Finalmente sale.
“Urca! Galleria a destra… Galleria a sinistra… Dove andiamo?” le sue parole.
Lo faccio scegliere.
Percorriamo per circa 30 metri una galleria di circa 2 metri per due. Poi diventa 3X3 ed infine 5X3.
Pozzetto.
P5. Arma Mammolo.
“Felpe, corri” quasi a voler dire “adesso svengo, corri qui a sorreggermi” (potrei anche esprimermi con le sue testuali parole ma non vorrei essere troppo scurrile…).
Entriamo in una galleria attiva inclinata di circa 5X8 che percorriamo per oltre 50 metri dove:
– a-valle l’acqua si getta in un pozzetto (che probabilmente ricongiunge su un tratto noto)
– l’a-monte semichiuse su fango (lavoro di 5 minuti e si avrà accesso alla grande galleria che già si vede al di là dell’accumulo)
– l’acqua proviene da un grande camino,enorme, valutato attorno ai 60 metri
– altre gallerie laterali attendono di essere esplorate.
Un labirinto di pietra e fango che sembra non avere confini, oltre a quelli delle nostre teste.
Usciamo in tre stanchi, ma felici, alle 10.30 di domenica sera con la consapevolezza che per questa signora, ora che nelle nostre teste è installato l’apriscatole, vale veramente la pena di perderci un po’ di tempo.
Alessandro Alzetta, Sandro Sorzè, Andrea Macauda, Filippo Felici, Andrea Fersuoch, Alessandro Pierasco.
Gruppo Speleologico Sacilese
Unione Speleologica Pordenonese CAI
Gruppo Speleologica CAI Vittorio Veneto.