Mi ha colpito questa bellissima iniziativa della Grotta della Monaca, un sito archeologico vero, che per 2 euro vende un calendario 2012.
A mio avviso, le foto e la grafica sono molto belle e soprattutto non mi sembra che si tratti di un’operazione di marketing o di immagine, e non credo che ci sia speculazione.
Non conosco, o almeno penso di non conoscere, nessuno di quelli che lavorano a questo progetto, quindi non è neanche pubblicità occulta. Mi è semplicemente piaciuto e lo segnalo qui.

CALENDARIO “GROTTA DELLA MONACA 2012”

Formato: 20×13 cm.
Descrizione: calendario da tavolo assemblato con spirale metallica, formato da cartoncini da 300 g con i 12 mesi contraddistinti da 12 diverse foto riguardanti la cavità.
Confezione: ciascun calendario è protetto da un involucro in cellophane.
Costo: € 2,00 a pezzo.

Per acquistarlo: scrivi a info@grottadellamonaca.it e indica il numero di calendari da acquistare; ti saranno sollecitamente comunicate le spese di spedizione postale e le modalità di pagamento.

Visualizza il calendario in formato pdf

Grotta della Monaca è situata nel comune di Sant’Agata di Esaro, nel settore nord-occidentale della regione Calabria (Italia meridionale). La cavità domina con un maestoso ingresso (600 metri di altitudine s.l.m.) l’alta valle del Fiume Esaro, ubicata a poca distanza dal Mar Tirreno. Essa si sviluppa nei calcari dolomitici del Trias per 355 metri attraverso ambienti dalla volumetria e morfologia molto diversificate (gallerie, sale, cunicoli).

La grotta contiene abbondanti mineralizzazioni di ferro e, in quantità minori, di rame. Il minerale di ferro più rappresentato è un idrossido, la goethite, che si può rinvenire isolato oppure associato ad un altro idrossido, la lepidocrocite. La goethite è osservabile ovunque, dall’ingresso della cavità fino agli ambienti più interni e lontani dalla superficie. Tra gli altri minerali di ferro presenti ricordiamo l’ematite, un ossido, e la yukonite, un arseniato idrato di ferro e calcio.

Le mineralizzazioni di rame compaiono invece esclusivamente nei settori terminali del sistema sotterraneo, manifestandosi con evidenti chiazze di colore verde e, meno frequentemente, bluastro. Esse sono ascrivibili principalmente a carbonati, malachite e azzurrite, anche se a volte, soprattutto al suolo, possono essere associate a fosfati quali ad esempio la brochantite, la libethenite e la sampleite.

Queste risorse minerarie hanno condizionato fortemente il rapporto tra l’uomo e la grotta, sicché quest’ultima è stata a più riprese frequentata, durante la Preistoria, per l’acquisizione tanto dei minerali ferrosi quanto di quelli cupriferi. La prima mineralizzazione ad essere coltivata è stata la goethite, sfruttata sin dal Paleolitico superiore nei pressi dell’imbocco della grotta. Qui sono stati rinvenuti diversi strumenti in selce all’interno di fratture rocciose originariamente ricolme dell’idrossido ferroso. La frequentazione paleolitica è provata anche dalla scoperta, negli stessi livelli, di un’ulna umana sistemata intenzionalmente dentro una fossetta scavata nella goethite e poi ricoperta da un macigno calcareo. Quest’ulna, datata col radiocarbonio, ha restituito una data di 20.000 anni da oggi.

Chiare attestazioni di una successiva estrazione della goethite sono evidenti all’interno della grotta e rimandano a fasi estrattive collocabili tra la fine del V e gli inizi del IV millennio a.C.

Gli strumenti impiegati per la coltivazione degli idrossidi di ferro hanno lasciato numerose impronte di scavo, a volte eccellentemente conservate, sulle superfici dei filoni mineralizzati. Si riconoscono colpi di piccone in palco di cervo e in corno di capra, ma anche le tracce di vere e proprie “palettate” forse derivate dall’utilizzo di scapole di suino.

Allo sfruttamento degli idrossidi ferrosi si sovrappone, nel corso del IV millennio a.C., una coltivazione diretta con ogni evidenza all’approvvigionamento dei minerali di rame, in primo luogo della malachite. L’interesse verso i minerali di ferro o di rame è riflesso in una variazione dello strumentario da scavo. Ad un’utensileria costituita originariamente da picconi in palco di cervo e da altri utensili in osso se ne affianca presto una nuova, rappresentata da mazze in pietra provviste di più o meno vistose scanalature (asce-martello, mazzuoli, picconi). La scanalatura serviva ad ospitare un manico di origine vegetale, che non si è conservato perché deperibile. Finora sono stati rinvenuti 45 esemplari di tali strumenti scanalati in pietra.

Non sappiamo a quali usi fossero destinate le risorse minerarie estratte nella cavità né tantomeno dove venissero portate: a tutt’oggi non sono noti luoghi del territorio preposti alla lavorazione e alla trasformazione di questi minerali.

Lo sfruttamento minerario preistorico di Grotta della Monaca si conclude nel corso dell’età del Bronzo (II millennio a.C.), allorché i settori più interni della cavità vengono utilizzati per motivi funerari. Una ripresa della coltivazione degli idrossidi ferrosi avviene in epoca post-medievale, quando sono scavate con picconi metallici estese gallerie artificiali nella parte iniziale della grotta.

maggiori info (tantissime, anche possibilità di stage ecc.) su http://www.grottadellamonaca.it

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